E' con grandissimo piacere che ospito qui, sul mio blog, l'ultimo romanzo di Francesca Angelinelli, collega scrittrice nonché cara amica.
Sono così emozionata all'idea che finalmente la mia musa ispiratrice per eccellenza sia tornata a dedicarsi alla passione comune che ci ha fatte conoscere, ovvero la scrittura! Per anni l'ho seguita in tutte le sue imprese, dalle presentazioni, alle passeggiate pomeridiane in giro per librerie. Posso affermare con sicurezza che è anche grazie a lei, e alla sua smisurata voglia di fare sempre meglio, se oggi sono quel che sono, se ricerco continuamente la qualità non solo in me stessa ma anche negli altri.
Di lei avevo parlato meglio alcuni anni fa, durante la rubrica "Le settimane esordienti". In quell'articolo troverete la sua biografia, le pubblicazioni e molte altre curiosità sul suo conto. Vi assicuro che è un'autrice da tenere d'occhio!
Oggi vi presento la sua ultima fatica, romanzo che so essere nei suoi progetti da diversi anni ma che ha visto la luce in Self Publishing solo di recente. Sto parlando de "La Congrega Bianca".
LA CONGREGA BIANCA - FRANCESCA ANGELINELLI
Self Publishing
Pagine: 463
Prezzo: € 2,99
"Seril è una giovane strega che ha appena perso i genitori. Un mistero aleggia intorno alla loro morte. E da quando è rimasta sola strane creature la inseguono invocando Samantha. Ma chi è Samantha? E cosa vogliono da lei quei mostri? Forse il seducente Armand può aiutarla a scoprire quale mistero aleggia intorno a lei e alla sua famiglia. O fa forse parte anche lui del complotto? Si deve forse fidare del suo rivale Etienne? Una lotta si combatte da decenni a causa di un tradimento e ora Seril è l'unica che può porre rimedio agli errori della sua antenata"
La Congrega Bianca è un romanzo appartenente al genere Fantastico che narra la storia d’amore tra un vampiro e una strega. Il tema principale della storia riguarda la scelta del protagonista, il vampiro Etienne, tra la vita e la morte, decisione che avviene in favore della vita grazie all’incontro con la giovane strega Seril.
Etienne è un vampiro particolare. Il tatuaggio che ha sul petto dimostra la sua appartenenza alla Congrega Bianca, un’assemblea di vampiri che grazie a un incantesimo non hanno perso la propria anima. La vita eterna tuttavia ha comunque un prezzo e la loro esistenza è resa difficile dalla continua lotta interiore con gli istinti tipici della loro razza.
Etienne appartiene a questo gruppo e tuttavia è un uomo in fuga. La particolarità dei vampiri della Congrega permette loro di muoversi liberamente tra gli umani e Etienne nei secoli ne ha approfittato per fuggire dai suoi stessi compagni che gli danno la caccia. Perché Etienne porta su di sé altri due marchi: quello del Gran Maestro, che lo designa erede del defunto fondatore della Congrega, e quello dei condannati. Egli infatti è stato ingiustamente accusato del brutale omicidio di Maria, l’umana con la quale, secoli prima, aveva intrapreso una relazione amorosa.
A uccidere la giovane, così come Alexander, il Gran Maestro e fondatore della Congrega, è stato in realtà Armand, mortale nemico di Etienne nella lotta per il potere, che ha idee differenti a quelle di Etienne e Alexander riguardo l’uso dei privilegi che il tatuaggio che portano conferisce ai membri della Congrega stessa.
Etienne deve quindi dimostrare la colpevolezza di Armand e con essa sua innocenza. Per farlo è indispensabile ritrovare un oggetto magico, una Anello, grazie al quale è possibile imporre a un vampiro il magico tatuaggio che lo libera da molti vincoli della sua razza. L’Anello, affidato da Alexander stesso alla famiglia di streghe Abendroth, legata a lui per discendenza di sangue, ha tuttavia già rischiato di finire nelle mani di Armand a causa del tradimento di una giovane strega di nome Samantha che si era innamorata di lui. Ora Samantha e L’Anello sono sepolti e magicamente intrappolati nel giardino di un’antica Villa appartenente alla famiglia Abendroth, tuttavia la ragazza cerca di ricongiungersi al suo amante tramite colei che era destinata ad essere la sua reincarnazione: Seril.
L’incontro con Seril, che Etienne teme per via della somiglianza della giovane con Samantha e per il senso di colpa che lo opprime dopo la morte dei genitori di lei con cui aveva stretto amicizia, si rivela quindi inevitabile per il vampiro e tuttavia sarà per entrambi fonte di salvezza
Per incuriosirvi un po' di più, vi lascio un breve estratto dal libro!
[...]“Sapone di Marsiglia”. Fu la prima cosa che avvertì,
prima ancora di svegliarsi: l’odore del detersivo sulle lenzuola pulite. Poi percepì
la morbidezza del tessuto sotto la guancia e mosse il capo per strofinare il
viso contro la federa. Non udì alcun suono, se non quello del proprio respiro.
Gli occhi si mossero rapidamente sotto le palpebre, ma lei cercò di non
sollevarle. Per un po’ ebbe la meglio, poi fu costretta ad aprirli e a sbattere
le ciglia. Restò immobile a guardare ciò che si trovava di fronte a lei: un
comodino di legno chiaro, sopra cui c’era una lampada, più distante vide una
vetrata che occupava l’intera parete. Non c’erano finestre e non c’era alcun
balcone, solo vetri a specchio come quelli dei grattacieli. In quel momento
realizzò di non essere nella sua stanza e ricordò di essere stata rapita
durante lo scontro nel parco.
Provò a mettersi seduta, ma si
accorse di avere i polsi legati tra loro. Seguì la linea delle braccia e
sussultò nel vedersi bloccata alla sponda metallica di un letto. Si agitò per
tentare di allentare i nodi, ma fu inutile. Guardò i piedi e il cuore cominciò
a battere all’impazzata: anche quelli erano legati. Cercò in tutti i modi di
muoversi, di cambiare posizione per potersi guardare attorno. Tirò le gambe più
vicine al busto, fece forza sulle ginocchia e si sollevò più che poté,
appoggiandosi al muro.
Si immobilizzò e trattenne il
respiro. Sperò di essersi sbagliata, ma il tintinnio di cubetti di ghiaccio
riecheggiò nel silenzio della stanza. Di fronte al letto c’erano un tavolo
rotondo e una poltrona. Non poteva vedere l’uomo che vi era seduto perché la
parte superiore del suo corpo era nascosta nel buio, ma vedeva chiaramente il
suo piede ciondolante a mezz’aria, chiuso in un elegante mocassino nero, e la
mano dalle dita lunghe e sottili, che sfiorava il vetro del bicchiere pieno a
metà di un liquido rosso in cui il ghiaccio si stava sciogliendo.
Seril fu scossa da un tremito e si
schiacciò contro la sponda del letto, spostandosi il più possibile in modo da
far crescere, anche se di pochissimo, la distanza che la separava dal misterioso
ospite. Chiunque fosse, e qualunque cosa fosse, era potente e pericoloso. La
sua magia era forte e lei la sentiva scorrere come un fiume sotto la sua pelle.
In confronto a lui non solo tutte le creature presenti nel parco, per quanto
numerose, erano insetti insignificanti e la loro magia un ronzio sommesso, ma
anche il formicolio intenso avvertito quando si trovava insieme ad Armand
appariva una bazzecola. Non poteva impedirsi di avvertirla, ormai i suoi centri
percettivi erano stati risvegliati e quella forza non faceva che renderli più
vigili.
Deglutì a vuoto. Si accorse di avere
la gola secca. Si passò la lingua sul labbro inferiore, ma fu inutile. Il
respiro affannoso asciugava le labbra, però non riusciva in nessun modo a
placarlo. Sudava. Sentiva la fronte imperlata di piccole gocce, mentre tutto il
corpo era attraversato da brividi. Il petto le si alzava e abbassava in modo
vistoso e il cuore aumentava i battiti. Provò di nuovo a muovere le mani per
tentare di allentare la stretta delle corde ma fallì. Le sfuggì un singhiozzo.
Si morsicò le labbra e sgranò gli occhi, sorpresa, quando si accorse che una
lacrima stava scivolando lungo la guancia. Si accucciò ancora di più e fissò
l’ombra seduta sulla poltrona con tutta la rabbia che aveva in corpo.
«Chi sei?» gridò. «Non startene lì
nascosto! Fatti vedere dannato bastardo! Cosa vuoi farmi?»
L’uomo non rispose. Sollevò il
bicchiere. La luce azzurra della notte, mista al riflesso di quelle dei
palazzi, si infranse sul vetro per poi essere di nuovo inghiottita dal buio
quando lui si portò il bicchiere alle labbra.
«Rispondimi!» urlò Seril più forte.
In quel momento una vibrazione fece
oscillare l’aria nella stanza e lei si sentì mancare il respiro.
«È inutile che strilli» disse l’uomo
in modo pacato. «Non ti sentirà nessuno. La stanza è insonorizzata da un
incantesimo».
La sua voce era così profonda che
sembrava provenire dal baratro dell’inferno e raggiunse le orecchie di Seril
come se fosse seguita da un eco distante, che la fece rabbrividire.
La giovane strinse i pugni e
digrignò i denti. Sfiorò con le dita la corda e tentò di slacciare il nodo con
un incantesimo, ma quella si strinse ancora di più attorno ai suoi polsi, si
costrinse a trattenere una smorfia di dolore.
«I nodi sono protetti dalla tua
magia» commentò l’uomo. «Più cercherai di scioglierli con degli incantesimi,
più la corda si stringerà».
Seril lo fissò con disprezzo,
cercando però di intravedere meglio la sua figura. «Va’ all’inferno!» Lo
sguardo le cadde sul fondo del letto, dove la sua pistola era stata appesa.
«Quando mi libererò, ti pianterò un proiettile in mezzo al petto!»
Lui non si scompose. Si alzò con la
lenta flessuosità di un felino e si spostò accanto alla finestra. Restò a
guardare la città dall’alto, con il viso seminascosto nell’ombra, mentre nella
stanza la tensione saliva come nebbia fitta.
La strega continuò ad agitarsi per
cercare di sciogliere i nodi, senza però distogliere lo sguardo dal suo
rapitore. Si dimenò come un’anguilla, scivolò distesa e si risollevò, mentre le
corde non facevano che sfregare contro la sua pelle.
«Io resterei calmo, se fossi in te,
Seril».
L’uomo scandì il suo nome con
lentezza eccessiva, quasi ne stesse assaporando ogni suono. Sollevò il
bicchiere, prese un altro sorso e piegò le labbra in una smorfia simile a un
sorriso.
La giovane impallidì. Restò con gli
occhi fissi sul canino che intravide nel buio e diede uno strattone alle corde
con la speranza di potersi allontanare da quel letto.
«Sei un vampiro?» la domanda le
sfuggì in un sussurro.
«Sì», La sua risposta, secca, appena
mormorata, riecheggiò nell’aria per un tempo lunghissimo.
Seril non sapeva cosa fare, era
intrappolata in una camera con un vampiro e la cosa la metteva parecchio a
disagio. Si concentrò con la speranza di raggiungere telepaticamente Ottavio
per avvertirlo del guaio in cui era finita, ma il suo pensiero rimbalzò sulle
pareti delle stanza.
«Chiamare il tuo gatto non ti
servirebbe comunque a molto» commentò il vampiro.
Si sentiva in trappola e la paura le
impediva di ragionare con lucidità.
«Aiuto!»
L’urlo le uscì spontaneo. Era la cosa
più stupida del mondo, ma in quel momento non seppe frenare la lingua. L’aria
nella stanza vibrò e lei si morsicò il labbro inferiore, mentre ormai le
lacrime le inondavano gli occhi.
«Lasciami andare!» Strattonò di
nuovo la corda, ma poi si adagiò, rannicchiata con le ginocchia raccolte fino a
toccare il mento. «Lasciami andare» mormorò ancora una volta. «Non sono
Samantha».
Lo vide avvicinarsi e lasciare il
bicchiere sul tavolo. Si ritrasse più che poté, fino a che la corda glielo
permise. Il cuore le batteva a mille. Il suo sguardo era fisso sulla figura che
usciva dall’ombra. Sgranò gli occhi e restò a bocca aperta, con il respiro
intrappolato tra le labbra. Il vampiro era lo stesso che era stato a casa sua;
non aveva dubbi, quel volto le era rimasto impresso nella mente. E ora che le
era così vicino lo guardò con attenzione. Indossava giacca e pantaloni neri, un
abbigliamento formale che ben si addiceva all’espressione severa del suo volto,
però i primi due bottoni della camicia bianca slacciati e la cravatta nera e
sottile, allentata e storta, davano un’aria meno rigida al suo aspetto,
ammorbidendo la sua figura e dandogli una vaga aria trasandata.
Lui si
sedette sul bordo del letto e Seril deglutì, mentre si sforzava di spostarsi
più indietro. Sapeva che sarebbe stato saggio abbassare lo sguardo, evitare di
incrociare ancora le sue iridi malinconiche, che avrebbero potuto gettare su di
lei qualche incantesimo. Tuttavia non riuscì a smettere di osservarlo, come
succede di fronte a una belva feroce, quando la paura e l’attrazione bloccano
le gambe impedendo la fuga. E lui assomigliava davvero a un felino, immobile,
ma pronto al balzo.[...]