FANTASYA

SULLE ALI DELLA FANTASIA

NEWS 2013

Eccoci qua in una piccola pausa tra una recensione e l'altra per parlarvi di quelle che saranno le novità sostanziali di questo inizio 2013.
Chi mi segue sulla mia pagina ufficiale di facebook già lo sa: il contratto editoriale per il romanzo storico I DEMONI DI MEZZANOTTE è scaduto il 2 gennaio. Non c'è stato alcun rinnovo, pertanto al momento il libro non è più in commercio e non ci sono copie disponibili in caso di richieste. 
Mi piacerebbe poter parlare della cosa, dei perché e dei per come, ma naturalmente non posso, per ovvi motivi. Ho impiegato due anni per scrivere questo testo, tra studio, revisioni, riletture, blocchi, ritardi ecc. ecc. Due anni di lavoro e un anno di disponibilità in commercio tramite l'editore. Molti lettori mi hanno contattata per darmi il loro parere, altri lo hanno in mano ma ancora non l'hanno letto. Così come accadde con "I Quattro Re"anche questo libro ha visto la sua fine. Cari lettori, avete in mano quelle che vorrei definire "edizioni rare e limitate". Ok, non hanno alcun valore, ma per me ne hanno molto. Sono stati entrambi libri sofferti, per diverse ragioni, e sebbene I Demoni sia stato un romanzo su richiesta, mi ci sono affezionata moltissimo proprio per la dedizione con cui l'ho pensato e scritto, e soprattutto perché rappresenta la mia crescita stilistica. 
Naturalmente nessuno dei due romanzi è morto del tutto. 

"I Quattro Re" a partire dal mese di febbraio andranno in revisione profonda e forzata. Una prima modifica è già stata apportata negli scorsi mesi ai primi capitoli, poi però a causa di vari problemi ho lasciato perdere. Tanto è il lavoro che mi aspetta: il testo è immaturo e io sono cresciuta molto nel frattempo, sia come esperienze di lettura che di scrittura. Va rivisto in ogni singola parola e virgola, il che implica un dispendio di tempo enorme. 
Nel frattempo bisogna sviluppare una cover degna: a tal proposito sono alla ricerca di qualcuno che voglia occuparsi della cosa. Non c'è fretta, però se qualcuno fosse interessato... 
La cosa che mi preme dire riguardo a tale romanzo è che NON VERRA' PUBBLICATO CON ALCUNA CASA EDITRICE!!! Quando sarà pronto verrà immesso in commercio in auto-pubblicazione dapprima come ebook e in seguito SOLO SU SPECIFICHE RICHIESTE ANCHE IN FORMATO CARTACEO. Questo per vari motivi: innanzitutto perché non voglio avere a che fare con gli editori (a meno che  non si tratti di importanti CE); poi perché gli ebook mi permetterebbero di far girare il testo a un prezzo abbordabile e senza aggravio di spese da parte mia; infine perché al momento non ho tempo materiale per stare dietro a presentazioni, ai rapporti con le librerie ecc. (non sono molto brava nelle pubbliche relazioni). Il fatto di stampare solo su richiesta mi permetterebbe di non spendere soldi che poi non riuscirei a recuperare del tutto. 
Al momento questa è l'idea di quel che voglio fare, poi strada facendo vedrò se è tutto fattibile o meno.

"I demoni di mezzanotte" non ha bisogno di particolari revisioni. Mi prendo fino alla fine di gennaio per rileggerlo velocemente e correggere i refusi che trovo (per fortuna non tanti ma sparsi in un libro di quasi 600 pagine) dopodiché da febbraio verrà messo su Amazon in ebook. Non so se lo pubblicherò anche in self in cartaceo, al momento non ho soldi per permettermi le stampe e fino a luglio sarò sommersa da troppi debiti anche solo per pensare a quest'idea. Quindi, almeno fino a quando non mi sistemo e riesco a finanziarmi la cosa, il romanzo sarà acquistabile solo in ebook da Amazon. 
Nel frattempo che è disponibile su questa immensa piattaforma digitale, il testo verrà inviato in valutazione alle major, ovvero alle medie e grandi CE. Ci tengo davvero tanto e voglio dare al romanzo le speranze che penso meriti: essere pubblicato da qualcuno che possa e sappia dargli valore.
Non so come andrà la cosa; come già feci anni fa con il fantasy, io ci provo... Tentar non nuoce, no? 

Non ho altri progetti in ballo (il che non è proprio vero, in realtà ne ho una valanga di nuovi progetti...), già solo rivedere il primo volume de I Quattro Re mi porterà via un sacco di mesi, suppongo almeno 6. Sarebbe molto bello poter vedere in commercio entro la fine dell'anno sia il primo che il suo diretto seguito. Ma non voglio fare promesse che magari poi non posso mantenere. Ne ho già fatte fin troppe in passato e ho capito che è controproducente. Direi di cominciare così e vedere come va. Il resto, se sarà fattibile, verrà da sé.

DILHANI HEEMBA E NUOVA VITA

Non molto tempo fa vi avevo parlato della giovane autrice Dilhani Heemba e del suo romanzo d'esordio in autopubblicazione "Nuova Terra - Gli occhi dell'erede". Prima delle feste di Natale ho finito di leggere anche il secondo volume "Nuova Vita - La speranza dell'erede", diretto proseguo del primo romanzo. Chi ha letto la recensione che scrissi a suo tempo sa quanto quest'autrice abbia destato tutta la mia attenzione e mi abbia attirata in un romanzo pieno di storia e passione, e non parlo solo della passione espressa dai personaggi ma della passione che l'autrice stessa ha messo nello scrivere il libro. Ripeto di nuovo che raramente mi era capitato di sentirmi così presa da una storia, e ancor più raramente mi è capitato di leggere un'opera prima così ben scritta! E' quindi con rinnovato piacere che ho cominciato a leggere "Nuova Vita", volevo tornare in quel mondo e in quel tempo per capire come proseguivano alcune vicende con cui l'autrice aveva concluso il primo libro.
P.s. Cercherò di fare meno spoiler che posso, se anticipo qualcosa vi prego di scusarmi ma altrimenti mi diventa difficile scrivere questa recensione...

Shayl'n Til Lech, principessa dei Lupi Grigi e sovrana delle Tigri Bianche, vive a Santa Idnak, dove cerca di ricostruire la pace di due popoli e di dedicarsi alla sua famiglia. Non è facile, però, riappacificare il cuore quando il padre del bambino che ha messo al mondo le manca più dell'aria. Nonostante l'attenzione che non smette di avere verso una Nuova Terra in ripresa ma sempre sull'orlo di conflitti di interesse, la sua è una lotta quotidiana contro i fantasmi del passato, una lenta rinascita che subisce un brusco arresto quando riappare il tapi di Ahilan Dahaljer Aadre. Shayl'n non perde tempo: si mette sulle tracce, scarsissime, che suo marito avrebbe lasciato e che portano in terra africana, terra di contrabbandieri e antiche tribù, terra immensa e desolata, popolata di creature inimmaginabili. La scelta è dura: da una parte ha dei doveri, un figlio piccolo, Nilmini, Madre Brìgit e gli amici; e un uomo che potrebbe amarla con sincerità. Dall'altra, oltre i picchi montuosi, nessuna certezza, solo un incubo ghiacciato. Ma Dahaljer una volta le aveva detto: "Tu andresti tra i mostri solo per salvare qualcuno" e ora Shay s’incammina per lui, per scendere verso un terribile inferno, dal quale risalire sarà ancora più difficile.

L'inizio di questo romanzo ci mostra una Shay molto diversa da come l'avevamo conosciuta nel primo romanzo: è una regina, è una mamma e soprattutto è sola. Ha perso ciò che per lei contava più della sua vita, e da quel momento la sua battaglia interiore è diventata una lunga ed estenuante guerra senza esclusione di colpi. Lo sanno bene tutti coloro che le sono accanto, e che lotteranno allo stesso modo per farle passare il brutto momento.
Ma un giorno un uomo si presenta a lei con una notizia che le cambierà la vita per la seconda volta: ha in mano il tapi di Dahal e sostiene di averglielo tolto lui stesso di dosso. Shay si sente morire e rinascere allo stesso tempo: morire perché quell'uomo riapre una ferita che l'amore e l'attenzione per suo figlio erano riusciti in qualche modo a ricucire, e rinascere perché in lei non era mai morta la speranza di ritrovare suo marito vivo.
Senza esitare troppo (non sarebbe da lei), decide di partire per saperne di più, contro il parere di suo zio Jean David e della maggior parte delle persone vicine. Nemmeno il pensiero di lasciare suo figlio da solo per così tanto tempo riesce a fermarla, perché quella speranza che le si è aperta nel cuore è troppo luminosa, troppo seducente per non inseguirla. Così, assieme alla tigre Danka e al Lupo Joshua, parte alla volta delle isole di Taormina, dove l'uomo affermava di aver rubato il tapi e quindi visto per l'ultima volta Dahal. Ma Shay non sa che quella è solo la prima tappa di un viaggio molto più lungo e pericoloso, che la porterà in luoghi talmente ostili da riuscire a offuscare anche quella flebile speranza.

Ho trovato questo romanzo intenso e appassionante esattamente come il primo. Ritrovo la stessa abilità di scrittura, la stessa agilità nel districarsi tra mille vicende, luoghi, pensieri, personaggi vecchi e nuovi, sapendo padroneggiare una Shay che allo stesso tempo deve apparire più matura ma che continua a essere ribelle, recalcitrante, testarda come un mulo e piena di dubbi e insicurezze. Come avevo già detto l'altra volta, è un personaggio talmente pieno di difetti da essere perfetta, anche se in questo romanzo mi ha dato parecchio da fare per non mandarla al diavolo! Ebbene sì, se nel primo l'ho amata e capita, in questo non sempre sono stata a suo favore. Aveva ragione Dahal quando diceva che ha una naturale propensione per cacciarsi nei guai, e i guai sanno benissimo dove trovarla...
Oltre a Shay, approfondiamo meglio il personaggio di Danka, la tigre scontrosa con cui Shay si era già trovata a litigare più volte nel primo volume. Qui Danka è la sua guardia del corpo, e ha accettato di seguirla più per dovere che per piacere. Le due donne si ritroveranno ancora a discutere e litigare, ma alla fine saranno proprio i loro caratteri opposti a renderle inseparabili. 
Troviamo nuovi e interessanti personaggi: Joshua, un Lupo, che assieme a Danka fa parte della scorta di Shay nel suo viaggio in Africa, e Tip, un contrabbandiere senza il quale Shay non sarebbe andata da nessuna parte. Grazie al PDV accurato di Shay, li conosciamo e ne restiamo affascinati. Tip in particolare... mi piacerebbe conoscerlo un po' di più ;)
I personaggi, vecchi e nuovi, sono splendidamente caratterizzati, emergono dalle pagine e si fanno sentire. Non si può non empatizzare con loro. 
Alla fine della lettura ho però ritenuto necessario decurtare una stellina su Anobii (da 5 del primo a 4). Lo stile dell'autrice è invariato, impeccabile e curato, adoro il suo modo di scrivere, ma lo stesso il romanzo è in qualche modo diverso dal precedente.
Che Shay non mi sia andata particolarmente a genio l'ho già espresso prima. Sia chiaro che questo è un pensiero personale, dovuto al fatto che non ero d'accordo con molte delle sue decisioni. Shay è fatta così, prendere o lasciare, nessuno potrà mai cambiarla. Nemmeno l'autrice. E' stato invece Dahal a farmi incavolare come una belva! Oh, ma insomma che razza di uomo è? Possibile che sia sempre Shay a doversi fare il mazzo per salvargli la pelle??? Ok che è lei la protagonista, ma lui è un Capo Branco, una tigre, eccheccavolo! Su un po' di palle! Possibile che la sua speranza fosse talmente morta da non avergli mai dato la forza per tornare a casa? Ricordiamo che nel primo libro Shay è stata tenuta come "prigioniera" in un palazzo in mezzo al deserto e che da lì ha trovato il modo per scappare e tornare in patria assieme a Dahal... Va beh, si sa che gli uomini non sarebbero nulla senza noi donne (ehehehe ok linciatemi)! Per fortuna alla fine del romanzo le sorti si capovolgono e Dahal torna a fare il suo dovere.
Una cosa che ho notato in questo romanzo è che, a differenza del primo dove il ritmo degli eventi era saggiamente cadenzato e i momenti di quiete erano perfettamente bilanciati da quelli di azione/suspance, ci sono più momenti di quiete/riflessione che di azione. La prima parte del libro è precisa e coinvolgente, siamo appesi a ogni parola e giriamo le pagine con avidità. Per me la storia sarebbe anche potuta finire quando fanno rientro in patria. Ero sazia, ero contenta e appagata. L'autrice però ha voluto proseguire, aggiungendo un'altra parte: Shay, una volta rientrati tutti a casa si dedica alla sua ritrovata famiglia, una famiglia ora completa. Ma nemmeno questo momento di quiete e felicità riesce a darle pace: decide di tornare in Africa per combattere e debellare il misterioso popolo di creature che ha tenuto Dahal prigioniero per lungo tempo. Nessuno è d'accordo (e come potrebbero? Non lo sono nemmeno io) ma lei vuole andare lo stesso e si organizza affinché un piccolo esercito venga preparato per la partenza. Dahal è con lei, anche se per lui sarà difficile affrontare di nuovo quei luoghi e le esperienze che essi gli ricordano. 
E' in questa parte del libro che ho trovato la maggior parte de punti "negativi", se così li posso definire: Shay si dimostra immatura, vuole di nuovo lasciare la sua famiglia e rischia seriamente di non tornare più. Non sono d'accordo con lei e glielo farei notare se potessi. Nell'attesa dei preparativi di guerra per la partenza, l'autrice si sofferma a raccontare della nuova vita che Shay e Dahal si ritrovano a vivere assieme ai loro figli. Affrontiamo dunque un momento di quiete nella storia che a mio avviso dura troppo a lungo. Non è proporzionato con ciò che verrà dopo. Tutto questo attimo di quiete, in cui non accade pressoché nulla di rilevante, è il preludio alla battaglia che si terrà di nuovo in Africa contro gli orribili "mostri" che in quelle lande desolate e ghiacciate terrorizzano e rapiscono uomini e donne per schiavizzarli e ucciderli. Nonostante non fossi d'accordo con Shay, devo ammettere che ero elettrizzata perché volevo sapere chi fossero davvero queste creature modificate; ma quando finalmente si giunge al punto, l'azione è talmente veloce che scivola via in poche pagine. In breve tutto è finito. 
Resto sconcertata: pagine e pagine di quiete per prepararci a una battaglia che si conclude in così poco tempo? 
Rifletto e alla fine concludo che probabilmente il fine dell'autrice non era di raccontare quella battaglia ma di preparare il campo per ciò che sarebbe accaduto subito dopo. Però messo così mi ha lasciata comunque con un certo appetito che non verrà soddisfatto, così come non verrà soddisfatto un altro dubbio cruciale: quali atrocità ha vissuto Dahal in quel luogo buio e isolato? Non lo sapremo mai, sigh!
Purtroppo la stellina in meno è data in particolar modo a causa di quella parte di quiete eccessivamente lunga. So che le altre lettrici non saranno d'accordo con me su questo punto, ma permettetemi di dire che alcune scene di vita quotidiana potevano essere eliminate senza nulla togliere alla preziosità del resto del libro. 

Come già detto all'autrice, ho preferito il primo volume a questo, anche se resto del parere che una perla di tale bellezza è rara da trovare. Punti negativi a parte, che ovviamente sono molto personali e che altre persone magari hanno trovato come punti di forza, rinnovo i miei complimenti a Dilhani che, diamine, è BRAVA a scrivere ed è riuscita di nuovo a tenermi incollata alle pagine, in un susseguirsi di colpi di scena e di attimi di fiato sospeso!! E' pazzesco perché mentre leggevo, specie in quella fase di calma, avevo sempre il terrore che succedesse qualcosa di brutto ai protagonisti! E questa empatia fa capire quanto mi sia affezionata a loro! Anche nei momenti in cui erano nei guai speravo con tutto il cuore che le cose non peggiorassero ulteriormente... insomma, è stata dura ma appagante! 
Sono questi i sentimenti e le sensazioni che cerco in un libro, che ognuno dovrebbe cercare e pretendere dagli autori, e gli autori DEVONO sforzarsi di dare emozioni ai propri lettori. Libri piatti e che non lasciano dentro nulla sono libri imperfetti, a mio avviso.
Resto ora in attesa di leggere altro di quest'autrice! 

NUOVA RECENSIONE!

Lo scorso mese, dopo il libro di Dilhani, in qualche settimana ho cominciato e concluso la lettura di un altro libro di un esordiente italiano. Si tratta di un romanzo urban-fantasy, che lo stesso autore si è offerto di inviarmi per un parere, e al quale non ho potuto dire di no. 
Sia chiaro che non faccio MAI recensioni su richiesta, non mi va di leggere "a comando", preferisco sempre scegliere con cura le mie letture. Ma questa volta ho voluto fare uno strappo alla regola: ho letto la trama, mi sono iscritta alla pagina di facebook e mi sono incuriosita. Così ho accettato, e questa è la mia recensione.


Dave Connors non sa di essere un custode. Gli incubi e le strane visioni lo aiuteranno a comprendere la sua vera natura, gli indicheranno l'ambiguo percorso da compiere per l'adempimento della sua missione. Nemmeno l'incontro con Susan, verso cui prova un'attrazione incontenibile, riuscirà a frenare la volontà del destino proprio perché era tutto previsto.
La consapevolezza del suo essere e la fiducia che gli altri hanno riposto in lui, aiuteranno Dave a riconoscere ciò che è bene e ciò che non lo è. Solo così diventerà protagonista dello scontro, da secoli atteso, con Zandhal, l'angelo oscuro scacciato per la sua avidità di potere dal regno dei cieli.
Il demone ha escogitato un malefico piano per impossessarsi delle coscienze dell'intera umanità. Per riuscirci però, Zandhal ha bisogno di ritrovare la farfalla nera.

Mi ritrovo tra le mani un libro di bella presenza, corposo come piace a me, con una copertina semplice ma piacevole e che ben s'addice al titolo. La qualità è ottima, adoro la carta ruvida, spessa e di quel color giallino che non stanca la vista! Non conosco l'editore se non per una strana familiarità del nome (dove l'ho già sentito prima?), ma penso che ha realizzato un buon prodotto. 
Un prologo ci introduce alla narrazione: lo trovo subito molto bello, tanto che lo leggo tutto d'un fiato. Si prosegue quindi con la storia vera e propria, suddivisa in cinque "parti". 
La prima è ambientata in un ospedale, dove Dave, il protagonista, la sera del suo compleanno viene ricoverato in seguito a un malessere. In questo ospedale conosceremo tutti i personaggi che graviteranno in seguito intorno a Dave: conosciamo Michael, il fratello, e Bob, il simpatico cugino pasticcione, poi Harry, l'amico di colore, Susan, la bella infermiera per cui Dave perde subito la testa, Kate, l'altra infermiera che invece fa perdere la testa a Michael e infine il dott. Lambert, un personaggio che mi mette da subito una certa curiosità.
Diversamente da quanto accaduto col prologo, nel leggere il primo capitolo provo una sorta di "smarrimento". L'autore ci introduce a Dave e attraverso i suoi occhi osserviamo le sue azioni e leggiamo i suoi pensieri. Siamo con lui quando sviene e nella sua mente si agita uno strano sogno. Ma io non riesco a essere totalmente con lui a causa dello stile un po' confuso dell'autore. Sono costretta a rileggere alcune frasi più volte per capire a fondo DOVE ci troviamo, il che implica uno stacco dalla storia e quindi un'estraneazione da essa.
Mentre Dave è ricoverato all'ospedale in stato di incoscienza, il PDV si sposta a seconda del personaggio secondario che si muove nella scena. Conosciamo in particolare Michael e Susan, e iniziamo a capire quali sono i loro pensieri e il loro carattere. Anche qui provo la stessa sensazione di prima: Michael è spavaldo e gli piacciono le belle donne, quando incontra Kate è così affascinato dalla sua bellezza che impiega parecchio tempo ad analizzarla sotto ogni punto di vista. Susan, invece, è stranamente attratta da Dave, ancora incosciente, e la sua mente è piena del desiderio di conoscerlo meglio. 
Personaggi, ambienti e azioni sono a mio parere troppo "artefatti" per essere reali. Innanzitutto troviamo un ospedale in cui i nostri personaggi sono gli unici a muoversi. Forse mi sono sfuggiti dei dettagli, ma leggendo l'evolversi degli eventi così come sono stati scritti sembrava di ritrovarsi in un ospedale deserto, tranne che per gli stessi protagonisti. Sappiamo tutti molto bene che gli ospedali sono posti affollatissimi, rumorosi, puzzolenti (quel classico odore di medicinali e alcool), dove le infermiere, soggetti poco simpatici e avvolti da camici spesso troppo larghi per i loro corpi, si aggirano per i corridoi senza sosta, assieme a medici dall'aria professionale e parenti dei ricoverati in perenne attesa di risposte alle loro domande. Invece qui non proviamo nulla di tutto questo: è un ospedale lindo, tranquillo, con tre infermiere di cui due, Susan e Kate, molto avvenenti, belle e dalle curve mozzafiato. L'autore, attraverso gli occhi di Dave e soprattutto di Michael, non manca di ricordarcelo ogni 2/3 righe portando il lettore, specie se di sesso femminile, a una certa esasperazione. 
Non mancherà di ribadire questo concetto di "donna mozzafiato" nemmeno quando, circa a metà della narrazione, entreranno in scena le dipendenti di Harry, che gestisce un piccolo locale in città. Anche loro sono perfette, seducenti, formose... insomma, leggere di tutta questa avvenenza mi ha dato molto fastidio, in particolar modo perché nella realtà nulla di tutto ciò sarebbe stato "reale". Un libro non può essere scritto come se fosse un film americano di terza categoria, bensì come se fosse la REALTA'. Seppur con i suoi lati fantastici, un romanzo deve essere quanto più reale possibile, altrimenti cade nel ridicolo.
Tornando alla prima parte della storia, ho trovato anche, oltre a numerosi errori sintattici e ortografici piuttosto gravi, una tendenza dell'autore a "raccontare", ovvero a spiegare ciò che accade e perché accade anziché "mostrarlo" attraverso le azioni, le parole, i gesti dei protagonisti, il che toglie al lettore il piacere di immedesimarsi in loro, di capirli, amarli o odiarli. I personaggi appaiono quindi quasi privi di personalità, sono statici, ripetitivi, non ci lasciano dentro emozioni particolari. So bene che per un esordiente il concetto di "mostrare" è difficile da comprendere e ancor più da mettere in pratica. E' naturale tendenza di chi scrive quella di cercare di spiegare a chi legge cosa vuole dirgli attraverso la storia. Ma ho capito molto presto che è controproducente, perché impedisce al lettore di "entrare" nel libro, di viverlo in prima persona e di emozionarsi o piangere assieme ai protagonisti. E' quindi molto importante sforzarsi di sprecare qualche riga in più per cercare di "mostrare" il più possibile le scene della trama. 
Per fare un esempio pratico, se voglio far vedere al lettore che il protagonista A è cattivo non dirò: A è cattivo dirò A sta picchiando il suo compagno di banco senza motivo. Sto quindi "mostrando" che A è cattivo, senza dirlo direttamente. Questa è la differenza tra "raccontare" e "mostrare". Una sottilissima ma importante differenza, che può cambiare tutto.
Prima ho parlato di ripetitività dei personaggi, ma c'è un altro dettaglio di cui voglio discutere: l'eccessiva dispersione di parole in dettagli inutili o superflui ai fini della trama. Proprio in questa prima parte del libro, l'autore ama soffermarsi a raccontare dettagli e pensieri dei personaggi mentre fanno la loro conoscenza fra loro. Ad esempio, quando Michael incontra Kate all'ingresso dell'ospedale l'autore si fossilizza per alcune pagine a dirci quanto questa ragazza sia avvenente e bella. Sono dettagli utili ma non indispensabili e sarebbe stato meglio liquidarli in poche frasi. Una volta spiegato il concetto, al lettore non serve più che glielo si ripeta di nuovo. Questo eccesso di dettagli superflui rallenta la lettura, spesso la blocca, stancando il lettore. Al contrario, momenti e scene importanti e salienti vengono raccontati con forse troppa fretta, e ho detto "raccontati" non "mostrati"... 
Andando avanti nella lettura, e superato lo scoglio delle prime due parti del romanzo, il resto della storia procede abbastanza veloce e senza particolari intoppi. Incontriamo gli antagonisti, demoni antichi e potenti, e ci spostiamo nel loro covo, oscuro e pericoloso. Qui deve compiersi un'antica profezia e Dave sarà abile ad agire e impedire che il demone Zandhal s'impadronisca della Farfalla Nera. 

E' un libro senza dubbio originale; la trama è nuova, fresca e incuriosisce sin da subito. L'autore ha una fervida fantasia e il libro ne è impregnato dall'inizio alla fine. Purtroppo questa tendenza a "farsi vedere" tra le pagine e tra le parole infastidisce la lettura, rendendola lenta. Prendo comunque atto che è un'opera prima e che tutte le opere prime presentano questi errori. Io stessa, rileggendo oggi il mio primo romanzo pubblicato, "I Quattro Re", mi vergogno tantissimo per gli errori madornali commessi, che solo ora vedo.
Peccato che l'editore non abbia curato la parte di editing e correzione del testo; essendo passata pure io da un'esperienza simile con altro pseudo-editore, ho la sensazione che non se ne sia preoccupato nemmeno un po'... Peccato, davvero peccato perché la storia è interessante e poteva, anzi DOVEVA essere curata in modo tale da renderla un piccolo gioiello della microeditoria.

Dato il mio interesse per gli esordienti, spero proprio di leggere altro di questo autore, magari questo stesso testo, rivisto e corretto da mani esperte ed estranee all'autore stesso, che possano metterlo in risalto come merita.