FANTASYA

SULLE ALI DELLA FANTASIA

NUOVA RECENSIONE!

Lo scorso mese, dopo il libro di Dilhani, in qualche settimana ho cominciato e concluso la lettura di un altro libro di un esordiente italiano. Si tratta di un romanzo urban-fantasy, che lo stesso autore si è offerto di inviarmi per un parere, e al quale non ho potuto dire di no. 
Sia chiaro che non faccio MAI recensioni su richiesta, non mi va di leggere "a comando", preferisco sempre scegliere con cura le mie letture. Ma questa volta ho voluto fare uno strappo alla regola: ho letto la trama, mi sono iscritta alla pagina di facebook e mi sono incuriosita. Così ho accettato, e questa è la mia recensione.


Dave Connors non sa di essere un custode. Gli incubi e le strane visioni lo aiuteranno a comprendere la sua vera natura, gli indicheranno l'ambiguo percorso da compiere per l'adempimento della sua missione. Nemmeno l'incontro con Susan, verso cui prova un'attrazione incontenibile, riuscirà a frenare la volontà del destino proprio perché era tutto previsto.
La consapevolezza del suo essere e la fiducia che gli altri hanno riposto in lui, aiuteranno Dave a riconoscere ciò che è bene e ciò che non lo è. Solo così diventerà protagonista dello scontro, da secoli atteso, con Zandhal, l'angelo oscuro scacciato per la sua avidità di potere dal regno dei cieli.
Il demone ha escogitato un malefico piano per impossessarsi delle coscienze dell'intera umanità. Per riuscirci però, Zandhal ha bisogno di ritrovare la farfalla nera.

Mi ritrovo tra le mani un libro di bella presenza, corposo come piace a me, con una copertina semplice ma piacevole e che ben s'addice al titolo. La qualità è ottima, adoro la carta ruvida, spessa e di quel color giallino che non stanca la vista! Non conosco l'editore se non per una strana familiarità del nome (dove l'ho già sentito prima?), ma penso che ha realizzato un buon prodotto. 
Un prologo ci introduce alla narrazione: lo trovo subito molto bello, tanto che lo leggo tutto d'un fiato. Si prosegue quindi con la storia vera e propria, suddivisa in cinque "parti". 
La prima è ambientata in un ospedale, dove Dave, il protagonista, la sera del suo compleanno viene ricoverato in seguito a un malessere. In questo ospedale conosceremo tutti i personaggi che graviteranno in seguito intorno a Dave: conosciamo Michael, il fratello, e Bob, il simpatico cugino pasticcione, poi Harry, l'amico di colore, Susan, la bella infermiera per cui Dave perde subito la testa, Kate, l'altra infermiera che invece fa perdere la testa a Michael e infine il dott. Lambert, un personaggio che mi mette da subito una certa curiosità.
Diversamente da quanto accaduto col prologo, nel leggere il primo capitolo provo una sorta di "smarrimento". L'autore ci introduce a Dave e attraverso i suoi occhi osserviamo le sue azioni e leggiamo i suoi pensieri. Siamo con lui quando sviene e nella sua mente si agita uno strano sogno. Ma io non riesco a essere totalmente con lui a causa dello stile un po' confuso dell'autore. Sono costretta a rileggere alcune frasi più volte per capire a fondo DOVE ci troviamo, il che implica uno stacco dalla storia e quindi un'estraneazione da essa.
Mentre Dave è ricoverato all'ospedale in stato di incoscienza, il PDV si sposta a seconda del personaggio secondario che si muove nella scena. Conosciamo in particolare Michael e Susan, e iniziamo a capire quali sono i loro pensieri e il loro carattere. Anche qui provo la stessa sensazione di prima: Michael è spavaldo e gli piacciono le belle donne, quando incontra Kate è così affascinato dalla sua bellezza che impiega parecchio tempo ad analizzarla sotto ogni punto di vista. Susan, invece, è stranamente attratta da Dave, ancora incosciente, e la sua mente è piena del desiderio di conoscerlo meglio. 
Personaggi, ambienti e azioni sono a mio parere troppo "artefatti" per essere reali. Innanzitutto troviamo un ospedale in cui i nostri personaggi sono gli unici a muoversi. Forse mi sono sfuggiti dei dettagli, ma leggendo l'evolversi degli eventi così come sono stati scritti sembrava di ritrovarsi in un ospedale deserto, tranne che per gli stessi protagonisti. Sappiamo tutti molto bene che gli ospedali sono posti affollatissimi, rumorosi, puzzolenti (quel classico odore di medicinali e alcool), dove le infermiere, soggetti poco simpatici e avvolti da camici spesso troppo larghi per i loro corpi, si aggirano per i corridoi senza sosta, assieme a medici dall'aria professionale e parenti dei ricoverati in perenne attesa di risposte alle loro domande. Invece qui non proviamo nulla di tutto questo: è un ospedale lindo, tranquillo, con tre infermiere di cui due, Susan e Kate, molto avvenenti, belle e dalle curve mozzafiato. L'autore, attraverso gli occhi di Dave e soprattutto di Michael, non manca di ricordarcelo ogni 2/3 righe portando il lettore, specie se di sesso femminile, a una certa esasperazione. 
Non mancherà di ribadire questo concetto di "donna mozzafiato" nemmeno quando, circa a metà della narrazione, entreranno in scena le dipendenti di Harry, che gestisce un piccolo locale in città. Anche loro sono perfette, seducenti, formose... insomma, leggere di tutta questa avvenenza mi ha dato molto fastidio, in particolar modo perché nella realtà nulla di tutto ciò sarebbe stato "reale". Un libro non può essere scritto come se fosse un film americano di terza categoria, bensì come se fosse la REALTA'. Seppur con i suoi lati fantastici, un romanzo deve essere quanto più reale possibile, altrimenti cade nel ridicolo.
Tornando alla prima parte della storia, ho trovato anche, oltre a numerosi errori sintattici e ortografici piuttosto gravi, una tendenza dell'autore a "raccontare", ovvero a spiegare ciò che accade e perché accade anziché "mostrarlo" attraverso le azioni, le parole, i gesti dei protagonisti, il che toglie al lettore il piacere di immedesimarsi in loro, di capirli, amarli o odiarli. I personaggi appaiono quindi quasi privi di personalità, sono statici, ripetitivi, non ci lasciano dentro emozioni particolari. So bene che per un esordiente il concetto di "mostrare" è difficile da comprendere e ancor più da mettere in pratica. E' naturale tendenza di chi scrive quella di cercare di spiegare a chi legge cosa vuole dirgli attraverso la storia. Ma ho capito molto presto che è controproducente, perché impedisce al lettore di "entrare" nel libro, di viverlo in prima persona e di emozionarsi o piangere assieme ai protagonisti. E' quindi molto importante sforzarsi di sprecare qualche riga in più per cercare di "mostrare" il più possibile le scene della trama. 
Per fare un esempio pratico, se voglio far vedere al lettore che il protagonista A è cattivo non dirò: A è cattivo dirò A sta picchiando il suo compagno di banco senza motivo. Sto quindi "mostrando" che A è cattivo, senza dirlo direttamente. Questa è la differenza tra "raccontare" e "mostrare". Una sottilissima ma importante differenza, che può cambiare tutto.
Prima ho parlato di ripetitività dei personaggi, ma c'è un altro dettaglio di cui voglio discutere: l'eccessiva dispersione di parole in dettagli inutili o superflui ai fini della trama. Proprio in questa prima parte del libro, l'autore ama soffermarsi a raccontare dettagli e pensieri dei personaggi mentre fanno la loro conoscenza fra loro. Ad esempio, quando Michael incontra Kate all'ingresso dell'ospedale l'autore si fossilizza per alcune pagine a dirci quanto questa ragazza sia avvenente e bella. Sono dettagli utili ma non indispensabili e sarebbe stato meglio liquidarli in poche frasi. Una volta spiegato il concetto, al lettore non serve più che glielo si ripeta di nuovo. Questo eccesso di dettagli superflui rallenta la lettura, spesso la blocca, stancando il lettore. Al contrario, momenti e scene importanti e salienti vengono raccontati con forse troppa fretta, e ho detto "raccontati" non "mostrati"... 
Andando avanti nella lettura, e superato lo scoglio delle prime due parti del romanzo, il resto della storia procede abbastanza veloce e senza particolari intoppi. Incontriamo gli antagonisti, demoni antichi e potenti, e ci spostiamo nel loro covo, oscuro e pericoloso. Qui deve compiersi un'antica profezia e Dave sarà abile ad agire e impedire che il demone Zandhal s'impadronisca della Farfalla Nera. 

E' un libro senza dubbio originale; la trama è nuova, fresca e incuriosisce sin da subito. L'autore ha una fervida fantasia e il libro ne è impregnato dall'inizio alla fine. Purtroppo questa tendenza a "farsi vedere" tra le pagine e tra le parole infastidisce la lettura, rendendola lenta. Prendo comunque atto che è un'opera prima e che tutte le opere prime presentano questi errori. Io stessa, rileggendo oggi il mio primo romanzo pubblicato, "I Quattro Re", mi vergogno tantissimo per gli errori madornali commessi, che solo ora vedo.
Peccato che l'editore non abbia curato la parte di editing e correzione del testo; essendo passata pure io da un'esperienza simile con altro pseudo-editore, ho la sensazione che non se ne sia preoccupato nemmeno un po'... Peccato, davvero peccato perché la storia è interessante e poteva, anzi DOVEVA essere curata in modo tale da renderla un piccolo gioiello della microeditoria.

Dato il mio interesse per gli esordienti, spero proprio di leggere altro di questo autore, magari questo stesso testo, rivisto e corretto da mani esperte ed estranee all'autore stesso, che possano metterlo in risalto come merita.








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