FANTASYA

SULLE ALI DELLA FANTASIA

RECENSIONE: EMMA, FRANCESCA PACE

Una recensione così difficile credo di non averla mai scritta prima d'ora. In altra occasione, se per esempio avessi acquistato il libro senza conoscere l'autrice, forse non avrei fatto così tanta fatica; ma proprio perché la conosco, ed è stata lei stessa a darmi il testo per un parere, non posso passare oltre con leggerezza né scrivere una recensione come le altre.
Purtroppo parto subito col dire che questa sua opera prima non è stata all'altezza delle opinioni che leggo ovunque su internet e su Amazon. Ci sono in giro una marea di commenti entusiasti e di stelline elargite in abbondanza, ma nessuno di quei commenti a mio avviso riporta la realtà dei fatti: è un’opera prima acerba e che avrebbe necessità immediata di una seria opera di riscrittura. Non una semplice correzione, ma proprio deve essere rivista sin dalle fondamenta. Mi dispiace dire ciò perché vedo l’impegno che l'autrice ci mette nel promuoverlo e la sua grande passione, ma mi spiace ancora di più leggere tutti quegli elogi, che non potranno mai aiutarla a vedere i suoi errori e a correggerli. Specie se gli unici commenti negativi, che riportano la verità, vengono additati come falsi.
In questa recensione, a differenza di come sono solita fare, non mi soffermerò solo a spiegare i motivi per cui il romanzo non funziona, entrando nel merito di tutti i perché, ma analizzerò di volta in volta pezzi del testo per mostrarvi cosa va e cosa no.
So che mi attirerò addosso molte critiche (specie perché ho deciso di rendere tutto pubblico) ma correrò il rischio. Non posso farne a meno. C'è chi pensa che i pareri negativi andrebbero comunicati in privato, chi dice che bisognerebbe ignorare. Io sono d'accordo in parte con i primi e per nulla con i secondi: in privato possono essere mosse le critiche più dure per un confronto diretto, sempre che l’autore sia umile e accetti le opinioni senza darti dell'invidioso; non possono però essere ignorati romanzi con evidenti mancanze, un po' perché possono essere d'esempio per altri autori nelle stesse condizioni (oltre che per l'autore stesso) e un po' perché si mette in guardia il potenziale futuro lettore. Non sarà di certo la mia opinione a fargli cambiare idea sull'acquisto o meno del libro, ma almeno avrà un’idea più chiara di quello che si ritroverà a leggere.
Recensioni come queste (prese alla lettera da Amazon):
"conosciuto per caso questo libro....oddio nn pensavo di rimanerne incantata. stupenda storia d'amore e molto particolare...una mescolanza di vampiri con streghe...ho sognato di essere al posto di EMMA ....da leggere vi farà sognare.......e aspettiamo con ansia il secondo.."
"Che libro!!! E' fantastico!!! 😍😍😍 Una storia molto coinvolgente e poi la storia tra Emma e Gabriel è scritta benissimo....😍😍😍 beh.... questo libro si può descrivere in una sola parola.... wow 😍😍😍😍😻😻😻💞💞💞💞💞"
(ma ditemi voi se è possibile mettere tutte quelle emoticon  in una recensione pubblica...)
non hanno alcuna utilità per uno scrittore in erba. Intanto non sono recensioni ma commenti di ragazze prese dal momento e dall'estasi della storia. Probabilmente non hanno nemmeno fatto caso ad alcuno dei refusi presenti ma si sono lasciate trasportare dalla storia d’amore tra i due protagonisti. Non aiutano l’autore a crescere ma solo ad accrescere il proprio orgoglio. Ritrovarsi decine di commenti di questo genere fa pensare: cavolo, ho proprio scritto un capolavoro. Ma la realtà è ben diversa. 

EMMA - FRANCESCA PACE
Self Publishing
Pagine: 468
Prezzo: € 2,99

"Emma è una ragazza semplice dall'inconsapevole fascino magnetico. La sua vita tranquilla, al confine dell'invisibilità, verrà sconvolta da un cambiamento radicale ed improvviso che la catapulterà nel complesso e violento mondo di streghe e vampiri. Un'inaspettata e travagliata transizione ne muterà in modo definitivo la natura e l'essenza trasformandola in un essere sovrannaturale mai esistito prima.
Quando la straordinaria ragazza, accompagnata dai suoi amici di sempre e da un nuovo e viscerale amore, si troverà ad affrontare con coraggio la sua nuova via imparando ad amarla e ad amare se stessa come mai prima, scoprirà di possedere uno sconfinato e incontrastabile potere. E', questa, una appassionante ed intensa storia di amicizia, fratellanza e amore."


Comincio con il punto forte di questo romanzo: la trama. Ebbene sì, la storia è molto bella e innovativa. I protagonisti sono legati da un'insolita alleanza: vampiri e streghe convivono da centinaia di anni sotto lo stesso tetto, uniti da un fine comune, quello di proteggere Emma, che è entrambe le cose insieme. Un ibrido. Dentro di lei si trovano sopiti da anni i poteri della più potente strega esistita e gli istinti più avidi di un vampiro. E quando queste due forze opposte cominciano a emergere per la giovane ragazza inizia una nuova vita, fatta di rivelazioni traumatiche, di dolore e tormento, ma anche di amore, grazie alla presenza di Gabriel, un vampiro dal quale si sente attratta.
Trovo che tutta l'idea generale della Saga (perché di trilogia si tratta) sia ottima. Come dicevo nel mio articolo sulle caratteristiche di uno Scrittore, apprezzo chi, pur mantenendosi fedele a un certo argomento (in questo caso vampiri e streghe), sa dare quel tocco personale che porta freschezza e novità nel genere. Francesca è stata brava in questo: ha preso i vampiri e li ha resi tosti, avidi, assetati di sangue, ma allo stesso tempo capaci di sentimenti; e poi ha creato Emma, o meglio l'idea di Emma, di quello che è e che è destinata a essere, ovvero una creatura senza eguali, immortale come un vampiro e potente come una strega.
Purtroppo l'autrice ha peccato su tutto il resto. Sempre tenendo presenti i miei 9 punti, in questo romanzo troviamo: la Passione, la Dedizione, la Costanza, suppongo la Lettura e la Pratica. Manca del tutto lo Studio, e già per me senza lo Studio tutto il resto decade. Una trama interessante e innovativa non potrà mai essere apprezzata come si deve se mancano le basi della corretta scrittura e della giusta strutturazione del testo, dei personaggi e delle vicende narrate.
Andiamo con ordine.
Lo stile è confuso. È un'opera prima certo ma si sente l'incertezza dell'autrice che, forse per paura di non dire abbastanza, tende a riempire il testo con frasi spesso inutili che appesantiscono la lettura e la rendono poco scorrevole. È il caso dell'eccessivo uso di aggettivi, avverbi, ripetizioni e incisivi. Inoltre c'è la brutta tendenza a intromettersi di continuo: l'autrice sente il bisogno di spiegare ogni cosa, senza dare modo al lettore di vedere e di scoprire da sé quelle informazioni. Mentre dove dovrebbe spiegare glissa e passa oltre. Ecco due esempi:
"[...] il sangue umano, dal canto suo, è ricco di sommo nutrimento e conferisce grande potenza perché l'essenza dell'uomo scorre nelle sue vene ed impadronirsene significa arricchire la propria, così come privarsene significa rendere la propria mente ed il proprio corpo deboli. [...]"
"[...] Cercò più volte di liberarsi dalla morsa nella quale lei lo aveva costretto ma le conseguenze furono ogni volta devastanti per Andrew. [...]"
Il primo esempio è illeggibile. È poetico certo, ma non vuol dire nulla. Il secondo al contrario è privo di profondità. Le "conseguenze" quali sono? Perché non ci viene mostrato come Andrew cerca di liberarsi dal giogo di Danielle? Si ha la sensazione che l'autrice non lo sappia e abbia cercato di evitare la cosa dicendo che Andrew non ce la fa.
Rimando dunque al difficile argomento dello "show, don’t tell", tre parole che ormai tutti gli autori conoscono: MOSTRA, NON RACCONTARE. Colui che scrive deve mostrare al lettore ciò che racconta. Il lettore deve vivere la scena, deve vederla con i suoi occhi e appassionarsi, ma non potrà mai farlo se l'autore gli toglie il beneficio del dubbio e gli spiega ciò che accade anziché farglielo vedere con le azioni dei personaggi.
Come dicevo prima, gli aggettivi e le descrizioni abbondano. Ce ne sono talmente tante che, se decidessimo di eliminarle tutte rimarrebbero solo 200 pagine di romanzo, anziché 400 e passa. Rappresentano una buona fetta del testo e non sempre si sono rivelate efficaci come invece avrebbero dovuto.
"[...] La stanza non era molto grande. Arredata in modo semplice, lasciava un'intera parete alla grande finestra ad arco che si affacciava sul giardino del palazzetto nel quale trovava spazio il piccolo appartamento in cui viveva. Pochi mobili riempivano lo spazio rimanente. Il letto in ferro battuto nel centro della stanza. Sulla parete opposta alla grande finestra c'era l'armadio e un comò di antica fattura affollato da oggetti di ogni tipo e utilità. Il caos e il disordine governavano incontrastati i pochi metri quadri di questo suo piccolo, privatissimo mondo. La luce filtrava dalle imposte ancora serrate, illuminando fiocamente le tante foto appese alle pareti e la pila di diari disordinatamente accatastati su un piccolo tavolo ad angolo incastrato di fianco all'armadio. [...]"
E via dicendo con altre numerose righe di descrizioni. In questo pezzo di testo troviamo di tutto: aggettivi, ripetizioni, avverbi, ridondanze. Manca la punteggiatura, le virgole, il ritmo delle frasi.
Altro esempio: 
"[...] Il confronto con lo specchio cancellò definitivamente il ricordo del sogno fatto la notte precedente, e la donna forte e sicura di sé cedette il passo a lei, Emma, un metro e sessanta circa, poco più di 55 chili. Non proprio il ritratto della potenza e dell'imprudenza. Il fisico minuto e asciutto, l'ovale del viso pallido e liscio, incorniciato da una cascata di capelli scuri lunghi fino a sfiorarle le spalle, era troneggiato da due occhi grandi e curiosi. Lo sguardo reso insolente dalle lunghe ciglia scure diventava spesso complice del sorriso furbo. Le labbra erano carnose e costrette perennemente ad un broncio che conferiva loro un fare capriccioso che le avrebbe potuto permettere di conquistare il mondo se solo lei fosse stata consapevole della sua irresistibile sensualità. Emma aveva una bellezza semplice ma accattivante. [...]"
Onestamente io tutta sta bellezza non la vedo. Vedo mille aggettivi e troppe parole per descrivere una cosa semplice come il suo aspetto fisico, e nell'affanno della lettura perdo di vista la bellezza semplice della protagonista. Mi spiego meglio: vengono usate troppe parole per raccontare come è fatta Emma, il lettore si perde quasi subito (a causa anche della mancanza totale delle virgole) e la sua mente non riesce a immaginarsi nulla più che una classica ragazza mora coi capelli lunghi, o meglio, corti fino alle spalle e il viso pallido.
Anche qui manca la punteggiatura, ci sono gli inutili avverbi (definitivamente, perennemente) e un eccesso di aggettivi. Quel "un metro e sessanta circa, poco più di 55 chili" non si può leggere! Ci dice che Emma ha il fisico minuto e asciutto, ma anche io sono altra 1,63 e peso 56 chili e non sono né minuta né asciutta. E infine "se solo lei fosse stata consapevole della sua irresistibile sensualità. Emma aveva una bellezza semplice ma accattivante" è una chiara intromissione dell'autore nel testo, che spiega di nuovo ciò che ha appena descritto prima, cioè che Emma è bella.
Ora veniamo alle incongruenze. 
"[...] Istintiva e impulsiva per natura, aveva imparato, con il tempo, a domare questo aspetto del suo carattere favorendo ad una sempre maggiore razionalità di gestire la sua vita. Ciò le era possibile, però, solo se riusciva a prevedere in qualche maniera gli eventi o le conseguenze delle azioni sue o degli altri. Questo era il motivo per cui aveva bisogno di ordine e ordinarietà [...]"
E poco più avanti:
"[...] Improvvisamente il suo sguardo si fece assente, un ghigno furbo le si disegnava sul volto e la sua fantasia popolata da streghe, vampiri e donzelle indifese prendeva a lavorare [...]"
A prescindere dal fatto che ci viene spiegato il carattere di Emma e non mostrato, la prima evidente incongruenza la troviamo nella frase "aveva bisogno di ordine" quando, poche righe prima, mentre descriveva la stanza, abbiamo letto "Il caos e il disordine governavano incontrastati i pochi metri quadri di questo suo piccolo, privatissimo mondo".
La seconda la notiamo focalizzandoci sul carattere di Emma. Nel primo pezzo si legge che la ragazza tende a essere razionale, nel secondo Serena, amica della protagonista, ci dice che ogni tanto "un ghigno furbo le si disegnava sul volto e la sua fantasia popolata da streghe, vampiri e donzelle indifese prendeva a lavorare". Allora, intanto come fa Serena a sapere cosa pensa Emma? Il lettore non sa chi è Serena (è da poco entrata in scena) e cosa può fare, quindi resta basito nel leggere una frase simile. Poi, a mio avviso una persona razionale e che deve avere il controllo della realtà non crede nella fantasia e nelle creature fantastiche in quanto esulano da quella realtà che vuole controllare. Una persona razionale usa il raziocinio, ovvero cerca di dare alle cose una spiegazione logica, non si lascia trasportare dalle emozioni ed evita tutto ciò che non può controllare.
La stessa incongruenza la ritroviamo in questa frase:
"[...] Era decisamente strano per lei essere angosciata dall'idea dell'esistenza di questo mondo fantastico. Da adolescente era cresciuta leggendo racconti chimerici che parlavano di streghe e vampiri per poi, da adulta, soddisfare le sue curiosità facendo ricerche sui testi meno fantasiosi e maggiormente storiografici [...]"
Poco credibile, proprio per il fatto che l'autrice stessa ne ha dato all'inizio una descrizione precisa: razionale. A questo punto sarebbe più verosimile se Emma non credesse alle "favole". Acquisterebbe più attendibilità se, essendo appunto razionale e bisognosa di controllo sulla sua vita, scoprisse di essere fuori dal comune. Immaginiamo una persona maniaca del controllo che di colpo scopre di essere una creatura soprannaturale! Il personaggio che verrebbe fuori sarebbe interessante, poiché implica che ci sarà un cambiamento nel suo modo di essere e di pensare.
"[...] Spese gran parte del suo tempo in una libreria del quartiere vecchio. In realtà non era solo una libreria, quello era il posto che più amava di quella città. Si potevano sfogliare libri bevendo caffè comodamente arrotolati (!!) su vecchie poltrone [...]"
"[...] La proprietaria, la signora Sabine, era particolarmente felice in quei giorni [...]"
"[...] La ragazza incuriosita dall'origine di una così vasta e ricca collezione, aveva chiesto più volte e con insistenza alla proprietaria del negozio come se li fosse procurati, ma l'anziana bibliotecaria custodiva il segreto gelosamente [...]"
Viene detto che siamo in una libreria, poi chiama la proprietaria ("particolarmente felice in quei giorni" ma non sapremo mai perché) "bibliotecaria". In effetti dalla descrizione che l'autrice dà dell'ambiente pare proprio che siamo in una biblioteca, vista anche la presenza di poltrone su cui arrotolarsi per leggere e di numerosi e antichi tomi (quelli di cui Emma vorrebbe maggiori informazioni).
Ora vediamo un passaggio che, al contrario dei precedenti, è scarso di informazioni e di pathos.
"[...] In realtà le sembrava di iniziare a sentire forte ed energico l'odore di tutti i suoi compagni, non solo quello di Martha e questo la colse di sorpresa perché, seppure scettica e titubante, ebbe la sensazione che il suo olfatto fosse improvvisamente diventato più efficace [...]"
Il momento è importante, Emma comincia a provare stimoli nuovi e forti, come un olfatto più sensibile. Purtroppo questo è tutto ciò che ci viene detto per capire quel momento, in quanto subito dopo la scena è interrotta da un dialogo, che distoglie l'attenzione da questo importante avvenimento. Qui il tutto dovrebbe essere più ricco d'immagini, di profumi, di sensazioni, e invece niente. L'autrice riprenderà l'argomento dell'olfatto e dell'udito più acuti molte volte nel corso dei successivi capitoli, ma mai in maniera esauriente anzi, al contrario, ad un certo punto il lettore tenderà a pensare: e basta, lo hai già detto altre dieci volte!
Altro punto debole del testo è la gestione del POV, Punto di Vista. Quando esordii, anch'io non sapevo cosa fosse e di conseguenza come gestirlo. Scrivevo in automatico con un'orribile terza persona esterna, il classico scrittore onnisciente, che spiega e spiega e spiega e descrive all'infinito e salta da un personaggio all'altro in continuazione. È l'errore più comune dell'esordiente, specie di chi non ha mai letto alcun manuale di scrittura (io ero così, ora per fortuna sto rimediando). Seppure sia un metodo di gestione del POV ammesso, è piuttosto fastidioso e per questo sarebbe opportuno evitarlo perché crea tutti i presupposti per l'intromissione dell'autore nella storia.
"Emma" è scritto utilizzando la vista dello scrittore onnisciente. Il POV cambia spesso da una riga all'altra, spaziando sui vari personaggi e sui loro pensieri, generando, soprattutto nella prima parte del romanzo quando ancora non conosciamo tutti i protagonisti, un po' di confusione. Ecco un paio di esempi.
"[...] (Emma) Aveva la mente annebbiata, confusa e nelle orecchie un chiacchiericcio continuo e ininterrotto. Era come se tutto il mondo stesse parlando a lei e con lei quando, in verità, nessuno nel locale le stava rivolgendo parola. Cadde in un enorme sconforto, non si sentiva più padrona del suo mondo tanto ordinato e ordinario. (a capo) Martha le girava intorno con aria interrogativa, sembrava avesse quasi timore di avvicinarsi all'amica. In realtà ne monitorava i movimenti tenendosi a distanza [...]"
Subito dopo si cambia di nuovo POV e si torna a vedere la scena con gli occhi di Emma. Non riporto tutto in quanto è un pezzo abbastanza lungo. Leggete ad alta voce queste poche frasi, noterete che lo stacco è netto, deciso e ciò non è bene. Disorienta il lettore che, abituato a vedere tutto con gli occhi di Emma, si ritrova di colpo nella testa di Martha per poi tornare di nuovo con Emma. Tutti i manuali di scrittura più semplici consigliano, in casi come questi, di staccare nettamente i paragrafi in cui avvengono cambi di POV inserendo una riga vuota, così che il lettore abbia ben chiaro subito che c'è un cambiamento di personaggio. Ciò comunque non si può applicare nel caso del POV onnisciente, in quanto il testo sarebbe pieno di spazi vuoti, visti i continui cambi di punti di vista.
Aggiungo inoltre che in questo caso i pensieri di Martha possono essere omessi, così come molti altri cambi che l'autrice inserisce nel testo. Molti sono così inutili da poter essere eliminati, rendendo più scorrevole la lettura.
Ecco un altro esempio di cambio repentino di POV, che avviene poche righe dopo l'esempio precedente (N.B. la formattazione di blogger non mi permette di andare a capo nei campi citazione, così inserirò la dicitura a capo per indicare il cambio di paragrafo):
"[...] Emma continuava a gironzolare tra i tavoli elargendo sorrisi distratti come in una anonima serata di lavoro. Ad un tratto Martha la vide irrigidirsi, di nuovo, come quel pomeriggio nella caffetteria. (a capo) Emma alzò la testa, gli occhi erano attenti e le orecchie tese. Improvvisamente sembrò cadere in un sonno profondo, un sonno ad occhi aperti. (a capo) Martha cercò di scuoterla per destarla da quella insolita condizione ma a nulla valsero i suoi sforzi, la sua amica era immobile ed assorta in chissà quali inverosimili pensieri. (a capo) Emma, noncurante dell'agitazione di Martha [...]"
Ping, pong, ping, pong. Sembra una partita di tennistavolo (ping pong appunto). Ci sono cambi di POV continui, da una riga all'altra. Non sarebbe più carino far vedere che Emma sente che l'amica la scuote ma la ignora, senza però staccare la visione dalla sua figura? Per esempio così: 
"Emma continuava a gironzolare tra i tavoli elargendo sorrisi distratti come in una anonima serata di lavoro. D'un tratto alzò la testa, gli occhi erano attenti e le orecchie tese. Improvvisamente sembrò cadere in un sonno profondo, un sonno ad occhi aperti. Con la coda dell'occhio vide Martha avvicinarsi a lei, e sentì appena la sua voce chiamarla e le sue mani scuoterla. Non le prestò attenzione e continuò ad ascoltare la strana sensazione che l'aveva colta"
Tralasciando l'aspetto orribile della sintassi e dell'ortografia, ho usato meno righe per dire esattamente la stessa cosa di prima, tenendo però l'attenzione del lettore ferma su Emma. Ciò crea pathos, attesa, sensazioni, emozioni, la voglia di sapere cosa le sta accadendo. Se continuo a sbalzarlo da un personaggio all'altro interrompo il ritmo della narrazione e ottengo l'esatto contrario: il lettore si annoia.
Altro punto dolente: i dialoghi. Sono scarsi, quasi nulli nella prima metà del romanzo, sostituiti da dialoghi indiretti. Poi diventano più regolari nella seconda metà, ma a questo punto l'autrice inserisce i discorsi tra i personaggi assieme ai dialoghi indiretti. Ecco un esempio:
"[...] Una volta in cima alla scala Emma invitò gli altri a raggiungerla. (a capo) «Non rimanete lì impalati, andiamo, vediamo dentro com'è».[...]"
In pratica dice la stessa cosa in due modi diversi. Nella prima frase usa il dialogo indiretto, nella seconda quello diretto. In questo caso la soluzione migliore è sempre la seconda. Ecco un altro esempio:
"[...] Serena, già comodamente seduta in cucina, accolse i due amici con un sorriso raggiante e raccontò loro di aver sentito Emma sorridere nella notte. (a capo) «Era tranquilla e sorridente, forse abbiamo fatto la mossa giusta... portandola qui, intendo».[...]"
Idem come sopra, prima si dice poi si mostra. Perché i dialoghi diretti mostrano, quelli indiretti spiegano.
Veniamo, infine, ai personaggi. Emma, come sappiamo, è la protagonista principale. Attorno a lei ruotano cinque personaggi secondari: Serena, Martha, Dimitri, Gabriel e Danielle, che è l'antagonista.
Di Emma sappiamo, grazie al trucco dello specchio, che è pallida, mora, con i capelli fino alle spalle e magra. Sappiamo che è razionale ma ama fantasticare, e che è un ibrido: metà vampiro e metà strega. E soprattutto sappiamo che è "la bella brunetta".
Dei suoi amici sappiamo ancora meno: Serena è bionda e dolce, e la chiama sempre "mio amor"; Martha è "la rossa", grazie al colore dei suoi capelli. Sono entrambe streghe. Dimitri, che compare in sordina circa verso la metà del libro, è un "affascinante vampiro", così come Gabriel, a cui l’autrice non risparmia altri aggettivi in abbinamento alla parola vampiro. Danielle, il vampiro antagonista, è l'unica nel complesso che ha davvero carattere e spessore. Compare a due terzi del romanzo e spacca la scena a tutti gli altri messi insieme.
Anche in questo caso non ci siamo. È un peccato che si perdano tante pagine e tante parole per descrivere stanze, case, paesaggi e "librerie" e non si approfondisca l'introspezione dei personaggi. Per dare spessore non basta descrivere come sono fatti fisicamente, ma bisogna farli interagire, parlare, muovere. Dalle loro azioni, dalle loro parole, dai loro pensieri vengono fuori i loro caratteri.
Altra cosa fondamentale: a metà del libro il lettore deve avere chiaro nella mente chi è chi nella storia e qual è il ruolo di ognuno. Qui non accade, anzi, ho avuto l'impressione di cominciare a conoscere i co-protagonisti proprio nella seconda parte del testo, quando sono comparsi i dialoghi diretti e i personaggi hanno cominciato ad agire veramente. In questa parte il ritmo della narrazione è cambiato, è diventato più veloce, ricco di eventi e di rivelazioni. Molto più interessante della prima, che era quasi tutta descrizioni e spiegazioni.

Concludendo questa mia lunga recensione, posso dire che apprezzo moltissimo l’idea che sta alla base di tutto. È davvero molto, molto interessante, un punto di forza non da poco. L’autrice a questo punto dovrebbe però dedicare del tempo dapprima a studiare qualche buon manuale di scrittura, e in seguito a rivedere l'intero testo, magari facendosi aiutare da un editor esperto.
Sono certa che sistemando tutto quel che c'è da sistemare, ne verrà fuori un romanzo splendido.


MANUALI DI SCRITTURA...

... questi sconosciuti.
Sì, perché ho la vaga sensazione che siano davvero pochi gli autori esordienti che ne hanno aperto anche solo uno prima di mettersi a scrivere le loro opere. Lo si capisce dal fatto che molte opere prime sono così sgrammaticate da far venire l'orticaria! Capisco che la costruzione di un romanzo sia cosa difficile, e che non sia così automatico essere bravi con i POV, la Struttura, lo Stile ecc. Ma almeno la grammatica! La si studia sin dalle elementari, sin dal fatidico momento in cui abbiamo cominciato a imparare le lettere dell'alfabeto. Possibile essere italiani  e non conoscere la nostra lingua? Sì, è possibile. Purtroppo.

Ho deciso che con l'inizio di questo 2015 mi sarei data da fare con i manuali di scrittura. Ne ho letti alcuni tempo fa, ma sono dell'idea che mantenersi sempre aggiornati possa essermi d'aiuto. Ve ne segnalo tre, molto brevi ma comunque efficaci in quanto contengono le informazioni essenziali e basilari su cosa sia un romanzo e su come si scrive.

APPUNTI E SPUNTI - PRONTO SOCCORSO PER SCRITTORI (non più in commercio)

Acquistato prima della diatriba sorta col blog della Gamberetta (da cui pare siano stati tratti molti pezzi) e che probabilmente ha portato l'editore a toglierlo dalla vendita, l'ho trovato semplice e interessante.
Molte cose la avevo, appunto, già lette ma non importa, grazie al Kindle mi sono sottolineata i pezzi più importanti così da poterli rileggere quando ne ho bisogno.
Si occupa di tutti gli aspetti che caratterizzano un romanzo: la punteggiatura, le regole della grammatica di base, il Punto di Vista. Tutto ciò che un autore deve conoscere prima di mettersi a scrivere.



IL VIAGGIO DELLO SCRITTORE - FRANCO FORTE

Da un editor professionista, ecco per voi il manuale che non solo analizza come è strutturato un romanzo, ma dà ottimi consigli all'aspirante esordiente su come porsi con gli editori. 
Da come scrivere una lettera di presentazione a come trasmettere il proprio testo, ci spiega cosa fare e, soprattutto, cosa non fare.
Gli esordienti spesso sottovalutano l'importanza della giusta presentazione; pensano che basti inviare tutto via mail con due righe del tipo "Vi trasmetto il mio romanzo per valutazione" (che già sarebbe un modo garbato per presentarsi), e dimenticano che l'Editore è un professionista che merita rispetto sin dal primo approccio.
Franco Forte non è solo un autore di fama, ma è nel mondo dell'editoria da tantissimi anni e sa come funzionano le cose... leggetelo e fate tesoro dei suoi consigli!

SHOW, DONT' TELL - MARCO P. MASSAI

L'Argomento per eccellenza, insieme al Punto di Vista. "Mostra, non spiegare", tema per cui mi batterò fino alla morte (e su cui anche io devo lavorare molto).
Ho divorato e adorato questo breve manuale di Massai. E' un argomento difficile ma importantissimo per la buona riuscita di un qualsiasi testo, dal semplice racconto al romanzo. 
L'autore tocca tutti i punti essenziali sia per comprendere cosa significhi "mostrare" sia come farlo al meglio, attraverso esempi ed esercizi pratici.

Dello stesso autore troviamo inoltre:
- Il punto di vista;
- I dialoghi;
- I personaggi;
- Presentarsi agli editori.


Nessuno nasce imparato e non bisogna avere timore di studiare. Per scrivere bene bisogna conoscere il mestiere, in quanto ci sono delle precise regole da seguire. 
Non bastano il Talento e la Passione. Ricordatevelo sempre! ;)


RECENSIONE: ZELDA DI CONNIE FURNARI

Rieccoci qua nel nuovo anno! Spero che abbiate trascorso delle belle feste, io mi sono riposata parecchio, tanto che, a differenza di quanto previsto, ho deciso di riaprire il blog oggi! Ho tante cose che bollono in pentola per i prossimi mesi, idee ed eventi a cui partecipare, ma soprattutto tanta voglia di continuare a leggere i colleghi emergenti.
Riapro quindi con la prima recensione del 2015. Oggi vi parlerò del racconto di Connie Furnari "Zelda", uno dei vari testi pubblicati dall'autrice in Self su Amazon. In realtà ho letto questo breve testo il mese scorso, ma tra una cosa e l'altra non ero ancora riuscita a mettere online la sua recensione. Per fortuna carta e penna esistono e, per non dimenticare nessun dettaglio, mi ero appuntata le impressioni subito dopo la fine della lettura. 

La copertina della versione gratuita
"Quando Zelda riapre gli occhi, dopo aver perduto un duello a colpi di magia, si ritrova in un corpo che non è il suo. Non ha più i capelli biondi ma neri e striati di viola; indossa abiti new gothic e non i suoi soliti jeans scoloriti. Sheila, che un tempo era la sua migliore amica, ha deciso di scambiare le loro vite con un incantesimo.
Mentre è immobilizzata in attesa di morire, Zelda ricorda il giorno in cui i poteri magici si sono manifestati: il suo sedicesimo compleanno. Non pensava fino a poche settimane prima che avrebbe dovuto lottare contro la magia nera di Salem, per salvare se stessa e Paul, il ragazzo mortale di cui è innamorata.
Zelda è una fiaba urban fantasy che rievoca lo stesso stile incantato e leggero dei racconti delle fate; una storia che alterna momenti di tenerezza, di azione e di coraggio. L'esperienza di una ragazzina come tante, pasticciona ma con un gran cuore, che scopre quanto sia difficile crescere, con o senza poteri magici."

Si tratta di un racconto di circa una trentina di pagine. Le protagoniste sono Zelda e Sheila, amiche per la pelle e opposte sia nel carattere che nel fisico. Zelda è bella, timida e un po' impacciata; lunghi capelli biondi incorniciano un viso pulito e dolce. La classica ragazza acqua e sapone. Sheila ha i capelli corvini e indossa abiti appariscenti, neri e attillati che rendono onore al suo carattere decisamente troppo estroverso, soprattutto dopo che i suoi poteri di strega si sono manifestati.
La loro amicizia però corre sul filo di un rasoio. Sarà la comparsa di Paul a distruggere del tutto il loro rapporto. Paul è nuovo nella loro scuola e non nasconde il suo interesse per Zelda, ma ciò scatena la gelosia di Sheila. Accecata dall'invidia, la strega usa un incantesimo per scambiare i loro corpi, per vivere così la vita di Zelda e usare i suoi enormi poteri.

Il racconto si apre con una scena molto chiara di Zelda che raggiunge la sua antagonista, pronta a lottare per riconquistare Paul e riprendersi il suo corpo. Siamo su un faro, le due streghe stanno per scatenare i loro poteri. Ma a questo punto l'autrice blocca la scena e ci riporta indietro nel tempo, per raccontarci di Zelda e Sheila e di come la gelosia abbia distrutto la loro amicizia.
Da tempo desideravo leggere qualcosa di quest'autrice, visto il grande seguito che ha sui social e le numerose recensioni entusiaste lette in giro su internet. Ho così approfittato del fatto che, tempo fa, l'autrice stessa mi aveva fatto avere il pdf di questo racconto, ora in vendita su Amazon.
Premesso che i racconti non sono proprio il mio pane, nel senso che preferisco testi più corposi e trame più elaborate, ammiro molto chi in poche decine di pagine riesce a condensare delle buone storie. 
Zelda, nella sua brevità, è una buona storia; si legge in breve tempo, è semplice quindi adatta a chiunque e a qualsiasi momento della giornata. Ciò lo rende apprezzabile, in quanto se si ha voglia di leggere qualcosa di leggero per svagare la mente basta una mezz'ora (ad esempio in pausa pranzo) e te lo puoi leggere tutto. 
Oltre a ciò però non c'è altro. Il testo non lascia grandi emozioni dentro, non ritroviamo elementi di pathos che possano trascinarci nella storia e coinvolgerci. Resta dunque un mero racconto di relax, piacevole da leggere ma nulla più.
Le due protagoniste sono ben caratterizzate, seppure stereotipate. Ritroviamo infatti la classica figura dell'adolescente timida e impacciata che si innamora del nuovo arrivato a scuola, che ovviamente è un super figo e ricambia al primo sguardo... Sapete bene quanto io detesti questo tipo di personaggio... Per fortuna Zelda non è una ragazza come le altre; la sua natura di strega e la gelosia di Sheila nei suoi confronti l'aiutano a crescere di colpo, e tirare fuori un carattere forte e deciso.
Lo stile dell'autrice è abbastanza pulito e preciso, il testo ha una buona struttura, mi piace molto il flash back centrale perché ci mostra chi sono i protagonisti e il perché della scena iniziale. 
Ho notato però alcuni refusi più o meno gravi, che spero siano stati corretti nella versione su Amazon, e riscontrato imprecisioni nella trama. La prima la ritroviamo verso la fine. 
Lo scontro tra Zelda e Sheila è al culmine, la bionda ha ripreso il suo potere, e questa è la spiegazione che l'autrice da del modo in cui ne è tornata in possesso:
Dovresti sapere che lo scambio di corpi può essere invertito se le due donne si ritrovano nella stessa, identica posizione...
Io non sono molto pratica di streghe e magie varie, quindi può darsi che la spiegazione che è stata data sia corretta, ma... da ignorante in materia sono rimasta piuttosto spiazzata. Questo dialogo ha generato in me confusione, non riesco a capire cosa intendesse. Mi è parsa una forzatura, come se nemmeno l'autrice sapesse come spiegare il fenomeno appena accaduto.
Più avanti nella stessa pagina, Paul, libero dalle grinfie di Sheila, dice:
Quando è venuta da me, un paio di giorni fa, ho capito subito che non eri tu, perché ha cercato di... 
Qui la domanda è sorta spontanea: come fa Paul a capire che non era lei? Lui è umano e nulla sa di streghe, magia e cose del genere, almeno fino a quando Sheila decide di rivelarsi, su quel faro. Lui e Zelda non hanno mai avuto rapporti intimi perché Zelda non se la sente, così quando Sheila è nel suo corpo e ne approfitta è lecito che lui si tiri indietro, confuso da quelle improvvise avances, ma addirittura arrivare a pensare che quella non sia Zelda è inverosimile! Un qualsiasi essere umano non si porrebbe mai una domanda del genere. Un ragazzo all'inizio potrebbe titubare per quell'improvviso cambio di opinione, ma mai penserebbe che quella che ha di fronte non è veramente la sua ragazza, quindi dopo qualche insistenza si lascerebbe andare senza ulteriori domande...
L'ultima pagina ci regala invece l'ultima delle perplessità di questo racconto. Zelda ci comunica che:
Sono diventata il capo del clan.
... a sedici anni appena compiuti... 
Non è verosimile. Ne saprò anche poco di streghe, ma non mi pare che una sedicenne coi poteri appena svelati sia adatta a diventare capo clan. Ci sono prima le streghe anziane e mature, molto più adatte a ricoprire quel ruolo. 

Nonostante la godibilità generale del racconto, il fatto che non ci sia pathos e la presenza di queste imprecisioni gravano parecchio sul mio personale giudizio. Non so se la versione in vendita sia diversa o meno da questa da me letta, fatto sta che non condivido la marea di commenti (perché non si tratta di recensioni, bensì di pareri) positivi che ho letto su Amazon o altrove. Non condivido nemmeno le stroncature, ma dare 5 stelle è un impegno, e molti lettori questo non lo capiscono!! Le valutazioni non sono state inventate per mettere stelle a caso, nascono col preciso intento di dare ad altri potenziali lettori un'idea di cosa si ritroveranno a leggere. Si sottovaluta tantissimo questa cosa: se io vedo stelle piene penso che quel testo sia eccellente e mi creo delle aspettative. Se però durante la lettura queste non vengono soddisfatte, ci resto molto male. Ho quindi voluto dare 3 stelle perché il racconto è gradevole e scritto tutto sommato bene, ma per averne 5 doveva come minimo essere perfetto.
Dato che di recente mi sono imbattuta in un caso simile, dove le valutazioni superavano di gran lunga la reale qualità del libro, mi chiedo: con quale criterio vengono date le "stelline"? Simpatia? Emozione del momento? Scarsa cultura letteraria? Leccaculaggine? Non voglio essere cattiva, ma proprio non capisco...
Ok, lo so che io sono troppo esigente quando si tratta di qualità del testo... ma cerco di essere sempre obiettiva e imparziale, valuto il libro per quello che è, per come è stato scritto e per ciò che mi lascia dentro alla fine della lettura. Per le recensioni non mi appello solo al mio gusto personale, ma soprattutto all'esperienza come autrice, agli aspetti "tecnici" di questo mestiere. E per questo non posso condividere gli elogi che leggo.
Detto ciò, e conscia che verrò criticata come invidiosa, rosicona ecc. ecc., leggerò a breve un altro racconto scritto da quest'autrice, "Moonlight", così da farmi un quadro un po' più chiaro del suo stile, che non mi dispiace ma necessita di perfezionarsi. "Zelda" è stato scritto alcuni anni fa, sono certa che l'autrice nel frattempo ha fatto strada ed è cresciuta.