FANTASYA

SULLE ALI DELLA FANTASIA

DILHANI HEEMBA E NUOVA VITA

Non molto tempo fa vi avevo parlato della giovane autrice Dilhani Heemba e del suo romanzo d'esordio in autopubblicazione "Nuova Terra - Gli occhi dell'erede". Prima delle feste di Natale ho finito di leggere anche il secondo volume "Nuova Vita - La speranza dell'erede", diretto proseguo del primo romanzo. Chi ha letto la recensione che scrissi a suo tempo sa quanto quest'autrice abbia destato tutta la mia attenzione e mi abbia attirata in un romanzo pieno di storia e passione, e non parlo solo della passione espressa dai personaggi ma della passione che l'autrice stessa ha messo nello scrivere il libro. Ripeto di nuovo che raramente mi era capitato di sentirmi così presa da una storia, e ancor più raramente mi è capitato di leggere un'opera prima così ben scritta! E' quindi con rinnovato piacere che ho cominciato a leggere "Nuova Vita", volevo tornare in quel mondo e in quel tempo per capire come proseguivano alcune vicende con cui l'autrice aveva concluso il primo libro.
P.s. Cercherò di fare meno spoiler che posso, se anticipo qualcosa vi prego di scusarmi ma altrimenti mi diventa difficile scrivere questa recensione...

Shayl'n Til Lech, principessa dei Lupi Grigi e sovrana delle Tigri Bianche, vive a Santa Idnak, dove cerca di ricostruire la pace di due popoli e di dedicarsi alla sua famiglia. Non è facile, però, riappacificare il cuore quando il padre del bambino che ha messo al mondo le manca più dell'aria. Nonostante l'attenzione che non smette di avere verso una Nuova Terra in ripresa ma sempre sull'orlo di conflitti di interesse, la sua è una lotta quotidiana contro i fantasmi del passato, una lenta rinascita che subisce un brusco arresto quando riappare il tapi di Ahilan Dahaljer Aadre. Shayl'n non perde tempo: si mette sulle tracce, scarsissime, che suo marito avrebbe lasciato e che portano in terra africana, terra di contrabbandieri e antiche tribù, terra immensa e desolata, popolata di creature inimmaginabili. La scelta è dura: da una parte ha dei doveri, un figlio piccolo, Nilmini, Madre Brìgit e gli amici; e un uomo che potrebbe amarla con sincerità. Dall'altra, oltre i picchi montuosi, nessuna certezza, solo un incubo ghiacciato. Ma Dahaljer una volta le aveva detto: "Tu andresti tra i mostri solo per salvare qualcuno" e ora Shay s’incammina per lui, per scendere verso un terribile inferno, dal quale risalire sarà ancora più difficile.

L'inizio di questo romanzo ci mostra una Shay molto diversa da come l'avevamo conosciuta nel primo romanzo: è una regina, è una mamma e soprattutto è sola. Ha perso ciò che per lei contava più della sua vita, e da quel momento la sua battaglia interiore è diventata una lunga ed estenuante guerra senza esclusione di colpi. Lo sanno bene tutti coloro che le sono accanto, e che lotteranno allo stesso modo per farle passare il brutto momento.
Ma un giorno un uomo si presenta a lei con una notizia che le cambierà la vita per la seconda volta: ha in mano il tapi di Dahal e sostiene di averglielo tolto lui stesso di dosso. Shay si sente morire e rinascere allo stesso tempo: morire perché quell'uomo riapre una ferita che l'amore e l'attenzione per suo figlio erano riusciti in qualche modo a ricucire, e rinascere perché in lei non era mai morta la speranza di ritrovare suo marito vivo.
Senza esitare troppo (non sarebbe da lei), decide di partire per saperne di più, contro il parere di suo zio Jean David e della maggior parte delle persone vicine. Nemmeno il pensiero di lasciare suo figlio da solo per così tanto tempo riesce a fermarla, perché quella speranza che le si è aperta nel cuore è troppo luminosa, troppo seducente per non inseguirla. Così, assieme alla tigre Danka e al Lupo Joshua, parte alla volta delle isole di Taormina, dove l'uomo affermava di aver rubato il tapi e quindi visto per l'ultima volta Dahal. Ma Shay non sa che quella è solo la prima tappa di un viaggio molto più lungo e pericoloso, che la porterà in luoghi talmente ostili da riuscire a offuscare anche quella flebile speranza.

Ho trovato questo romanzo intenso e appassionante esattamente come il primo. Ritrovo la stessa abilità di scrittura, la stessa agilità nel districarsi tra mille vicende, luoghi, pensieri, personaggi vecchi e nuovi, sapendo padroneggiare una Shay che allo stesso tempo deve apparire più matura ma che continua a essere ribelle, recalcitrante, testarda come un mulo e piena di dubbi e insicurezze. Come avevo già detto l'altra volta, è un personaggio talmente pieno di difetti da essere perfetta, anche se in questo romanzo mi ha dato parecchio da fare per non mandarla al diavolo! Ebbene sì, se nel primo l'ho amata e capita, in questo non sempre sono stata a suo favore. Aveva ragione Dahal quando diceva che ha una naturale propensione per cacciarsi nei guai, e i guai sanno benissimo dove trovarla...
Oltre a Shay, approfondiamo meglio il personaggio di Danka, la tigre scontrosa con cui Shay si era già trovata a litigare più volte nel primo volume. Qui Danka è la sua guardia del corpo, e ha accettato di seguirla più per dovere che per piacere. Le due donne si ritroveranno ancora a discutere e litigare, ma alla fine saranno proprio i loro caratteri opposti a renderle inseparabili. 
Troviamo nuovi e interessanti personaggi: Joshua, un Lupo, che assieme a Danka fa parte della scorta di Shay nel suo viaggio in Africa, e Tip, un contrabbandiere senza il quale Shay non sarebbe andata da nessuna parte. Grazie al PDV accurato di Shay, li conosciamo e ne restiamo affascinati. Tip in particolare... mi piacerebbe conoscerlo un po' di più ;)
I personaggi, vecchi e nuovi, sono splendidamente caratterizzati, emergono dalle pagine e si fanno sentire. Non si può non empatizzare con loro. 
Alla fine della lettura ho però ritenuto necessario decurtare una stellina su Anobii (da 5 del primo a 4). Lo stile dell'autrice è invariato, impeccabile e curato, adoro il suo modo di scrivere, ma lo stesso il romanzo è in qualche modo diverso dal precedente.
Che Shay non mi sia andata particolarmente a genio l'ho già espresso prima. Sia chiaro che questo è un pensiero personale, dovuto al fatto che non ero d'accordo con molte delle sue decisioni. Shay è fatta così, prendere o lasciare, nessuno potrà mai cambiarla. Nemmeno l'autrice. E' stato invece Dahal a farmi incavolare come una belva! Oh, ma insomma che razza di uomo è? Possibile che sia sempre Shay a doversi fare il mazzo per salvargli la pelle??? Ok che è lei la protagonista, ma lui è un Capo Branco, una tigre, eccheccavolo! Su un po' di palle! Possibile che la sua speranza fosse talmente morta da non avergli mai dato la forza per tornare a casa? Ricordiamo che nel primo libro Shay è stata tenuta come "prigioniera" in un palazzo in mezzo al deserto e che da lì ha trovato il modo per scappare e tornare in patria assieme a Dahal... Va beh, si sa che gli uomini non sarebbero nulla senza noi donne (ehehehe ok linciatemi)! Per fortuna alla fine del romanzo le sorti si capovolgono e Dahal torna a fare il suo dovere.
Una cosa che ho notato in questo romanzo è che, a differenza del primo dove il ritmo degli eventi era saggiamente cadenzato e i momenti di quiete erano perfettamente bilanciati da quelli di azione/suspance, ci sono più momenti di quiete/riflessione che di azione. La prima parte del libro è precisa e coinvolgente, siamo appesi a ogni parola e giriamo le pagine con avidità. Per me la storia sarebbe anche potuta finire quando fanno rientro in patria. Ero sazia, ero contenta e appagata. L'autrice però ha voluto proseguire, aggiungendo un'altra parte: Shay, una volta rientrati tutti a casa si dedica alla sua ritrovata famiglia, una famiglia ora completa. Ma nemmeno questo momento di quiete e felicità riesce a darle pace: decide di tornare in Africa per combattere e debellare il misterioso popolo di creature che ha tenuto Dahal prigioniero per lungo tempo. Nessuno è d'accordo (e come potrebbero? Non lo sono nemmeno io) ma lei vuole andare lo stesso e si organizza affinché un piccolo esercito venga preparato per la partenza. Dahal è con lei, anche se per lui sarà difficile affrontare di nuovo quei luoghi e le esperienze che essi gli ricordano. 
E' in questa parte del libro che ho trovato la maggior parte de punti "negativi", se così li posso definire: Shay si dimostra immatura, vuole di nuovo lasciare la sua famiglia e rischia seriamente di non tornare più. Non sono d'accordo con lei e glielo farei notare se potessi. Nell'attesa dei preparativi di guerra per la partenza, l'autrice si sofferma a raccontare della nuova vita che Shay e Dahal si ritrovano a vivere assieme ai loro figli. Affrontiamo dunque un momento di quiete nella storia che a mio avviso dura troppo a lungo. Non è proporzionato con ciò che verrà dopo. Tutto questo attimo di quiete, in cui non accade pressoché nulla di rilevante, è il preludio alla battaglia che si terrà di nuovo in Africa contro gli orribili "mostri" che in quelle lande desolate e ghiacciate terrorizzano e rapiscono uomini e donne per schiavizzarli e ucciderli. Nonostante non fossi d'accordo con Shay, devo ammettere che ero elettrizzata perché volevo sapere chi fossero davvero queste creature modificate; ma quando finalmente si giunge al punto, l'azione è talmente veloce che scivola via in poche pagine. In breve tutto è finito. 
Resto sconcertata: pagine e pagine di quiete per prepararci a una battaglia che si conclude in così poco tempo? 
Rifletto e alla fine concludo che probabilmente il fine dell'autrice non era di raccontare quella battaglia ma di preparare il campo per ciò che sarebbe accaduto subito dopo. Però messo così mi ha lasciata comunque con un certo appetito che non verrà soddisfatto, così come non verrà soddisfatto un altro dubbio cruciale: quali atrocità ha vissuto Dahal in quel luogo buio e isolato? Non lo sapremo mai, sigh!
Purtroppo la stellina in meno è data in particolar modo a causa di quella parte di quiete eccessivamente lunga. So che le altre lettrici non saranno d'accordo con me su questo punto, ma permettetemi di dire che alcune scene di vita quotidiana potevano essere eliminate senza nulla togliere alla preziosità del resto del libro. 

Come già detto all'autrice, ho preferito il primo volume a questo, anche se resto del parere che una perla di tale bellezza è rara da trovare. Punti negativi a parte, che ovviamente sono molto personali e che altre persone magari hanno trovato come punti di forza, rinnovo i miei complimenti a Dilhani che, diamine, è BRAVA a scrivere ed è riuscita di nuovo a tenermi incollata alle pagine, in un susseguirsi di colpi di scena e di attimi di fiato sospeso!! E' pazzesco perché mentre leggevo, specie in quella fase di calma, avevo sempre il terrore che succedesse qualcosa di brutto ai protagonisti! E questa empatia fa capire quanto mi sia affezionata a loro! Anche nei momenti in cui erano nei guai speravo con tutto il cuore che le cose non peggiorassero ulteriormente... insomma, è stata dura ma appagante! 
Sono questi i sentimenti e le sensazioni che cerco in un libro, che ognuno dovrebbe cercare e pretendere dagli autori, e gli autori DEVONO sforzarsi di dare emozioni ai propri lettori. Libri piatti e che non lasciano dentro nulla sono libri imperfetti, a mio avviso.
Resto ora in attesa di leggere altro di quest'autrice! 

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