FANTASYA

SULLE ALI DELLA FANTASIA

RECENSIONE: EMMA, FRANCESCA PACE

Una recensione così difficile credo di non averla mai scritta prima d'ora. In altra occasione, se per esempio avessi acquistato il libro senza conoscere l'autrice, forse non avrei fatto così tanta fatica; ma proprio perché la conosco, ed è stata lei stessa a darmi il testo per un parere, non posso passare oltre con leggerezza né scrivere una recensione come le altre.
Purtroppo parto subito col dire che questa sua opera prima non è stata all'altezza delle opinioni che leggo ovunque su internet e su Amazon. Ci sono in giro una marea di commenti entusiasti e di stelline elargite in abbondanza, ma nessuno di quei commenti a mio avviso riporta la realtà dei fatti: è un’opera prima acerba e che avrebbe necessità immediata di una seria opera di riscrittura. Non una semplice correzione, ma proprio deve essere rivista sin dalle fondamenta. Mi dispiace dire ciò perché vedo l’impegno che l'autrice ci mette nel promuoverlo e la sua grande passione, ma mi spiace ancora di più leggere tutti quegli elogi, che non potranno mai aiutarla a vedere i suoi errori e a correggerli. Specie se gli unici commenti negativi, che riportano la verità, vengono additati come falsi.
In questa recensione, a differenza di come sono solita fare, non mi soffermerò solo a spiegare i motivi per cui il romanzo non funziona, entrando nel merito di tutti i perché, ma analizzerò di volta in volta pezzi del testo per mostrarvi cosa va e cosa no.
So che mi attirerò addosso molte critiche (specie perché ho deciso di rendere tutto pubblico) ma correrò il rischio. Non posso farne a meno. C'è chi pensa che i pareri negativi andrebbero comunicati in privato, chi dice che bisognerebbe ignorare. Io sono d'accordo in parte con i primi e per nulla con i secondi: in privato possono essere mosse le critiche più dure per un confronto diretto, sempre che l’autore sia umile e accetti le opinioni senza darti dell'invidioso; non possono però essere ignorati romanzi con evidenti mancanze, un po' perché possono essere d'esempio per altri autori nelle stesse condizioni (oltre che per l'autore stesso) e un po' perché si mette in guardia il potenziale futuro lettore. Non sarà di certo la mia opinione a fargli cambiare idea sull'acquisto o meno del libro, ma almeno avrà un’idea più chiara di quello che si ritroverà a leggere.
Recensioni come queste (prese alla lettera da Amazon):
"conosciuto per caso questo libro....oddio nn pensavo di rimanerne incantata. stupenda storia d'amore e molto particolare...una mescolanza di vampiri con streghe...ho sognato di essere al posto di EMMA ....da leggere vi farà sognare.......e aspettiamo con ansia il secondo.."
"Che libro!!! E' fantastico!!! 😍😍😍 Una storia molto coinvolgente e poi la storia tra Emma e Gabriel è scritta benissimo....😍😍😍 beh.... questo libro si può descrivere in una sola parola.... wow 😍😍😍😍😻😻😻💞💞💞💞💞"
(ma ditemi voi se è possibile mettere tutte quelle emoticon  in una recensione pubblica...)
non hanno alcuna utilità per uno scrittore in erba. Intanto non sono recensioni ma commenti di ragazze prese dal momento e dall'estasi della storia. Probabilmente non hanno nemmeno fatto caso ad alcuno dei refusi presenti ma si sono lasciate trasportare dalla storia d’amore tra i due protagonisti. Non aiutano l’autore a crescere ma solo ad accrescere il proprio orgoglio. Ritrovarsi decine di commenti di questo genere fa pensare: cavolo, ho proprio scritto un capolavoro. Ma la realtà è ben diversa. 

EMMA - FRANCESCA PACE
Self Publishing
Pagine: 468
Prezzo: € 2,99

"Emma è una ragazza semplice dall'inconsapevole fascino magnetico. La sua vita tranquilla, al confine dell'invisibilità, verrà sconvolta da un cambiamento radicale ed improvviso che la catapulterà nel complesso e violento mondo di streghe e vampiri. Un'inaspettata e travagliata transizione ne muterà in modo definitivo la natura e l'essenza trasformandola in un essere sovrannaturale mai esistito prima.
Quando la straordinaria ragazza, accompagnata dai suoi amici di sempre e da un nuovo e viscerale amore, si troverà ad affrontare con coraggio la sua nuova via imparando ad amarla e ad amare se stessa come mai prima, scoprirà di possedere uno sconfinato e incontrastabile potere. E', questa, una appassionante ed intensa storia di amicizia, fratellanza e amore."


Comincio con il punto forte di questo romanzo: la trama. Ebbene sì, la storia è molto bella e innovativa. I protagonisti sono legati da un'insolita alleanza: vampiri e streghe convivono da centinaia di anni sotto lo stesso tetto, uniti da un fine comune, quello di proteggere Emma, che è entrambe le cose insieme. Un ibrido. Dentro di lei si trovano sopiti da anni i poteri della più potente strega esistita e gli istinti più avidi di un vampiro. E quando queste due forze opposte cominciano a emergere per la giovane ragazza inizia una nuova vita, fatta di rivelazioni traumatiche, di dolore e tormento, ma anche di amore, grazie alla presenza di Gabriel, un vampiro dal quale si sente attratta.
Trovo che tutta l'idea generale della Saga (perché di trilogia si tratta) sia ottima. Come dicevo nel mio articolo sulle caratteristiche di uno Scrittore, apprezzo chi, pur mantenendosi fedele a un certo argomento (in questo caso vampiri e streghe), sa dare quel tocco personale che porta freschezza e novità nel genere. Francesca è stata brava in questo: ha preso i vampiri e li ha resi tosti, avidi, assetati di sangue, ma allo stesso tempo capaci di sentimenti; e poi ha creato Emma, o meglio l'idea di Emma, di quello che è e che è destinata a essere, ovvero una creatura senza eguali, immortale come un vampiro e potente come una strega.
Purtroppo l'autrice ha peccato su tutto il resto. Sempre tenendo presenti i miei 9 punti, in questo romanzo troviamo: la Passione, la Dedizione, la Costanza, suppongo la Lettura e la Pratica. Manca del tutto lo Studio, e già per me senza lo Studio tutto il resto decade. Una trama interessante e innovativa non potrà mai essere apprezzata come si deve se mancano le basi della corretta scrittura e della giusta strutturazione del testo, dei personaggi e delle vicende narrate.
Andiamo con ordine.
Lo stile è confuso. È un'opera prima certo ma si sente l'incertezza dell'autrice che, forse per paura di non dire abbastanza, tende a riempire il testo con frasi spesso inutili che appesantiscono la lettura e la rendono poco scorrevole. È il caso dell'eccessivo uso di aggettivi, avverbi, ripetizioni e incisivi. Inoltre c'è la brutta tendenza a intromettersi di continuo: l'autrice sente il bisogno di spiegare ogni cosa, senza dare modo al lettore di vedere e di scoprire da sé quelle informazioni. Mentre dove dovrebbe spiegare glissa e passa oltre. Ecco due esempi:
"[...] il sangue umano, dal canto suo, è ricco di sommo nutrimento e conferisce grande potenza perché l'essenza dell'uomo scorre nelle sue vene ed impadronirsene significa arricchire la propria, così come privarsene significa rendere la propria mente ed il proprio corpo deboli. [...]"
"[...] Cercò più volte di liberarsi dalla morsa nella quale lei lo aveva costretto ma le conseguenze furono ogni volta devastanti per Andrew. [...]"
Il primo esempio è illeggibile. È poetico certo, ma non vuol dire nulla. Il secondo al contrario è privo di profondità. Le "conseguenze" quali sono? Perché non ci viene mostrato come Andrew cerca di liberarsi dal giogo di Danielle? Si ha la sensazione che l'autrice non lo sappia e abbia cercato di evitare la cosa dicendo che Andrew non ce la fa.
Rimando dunque al difficile argomento dello "show, don’t tell", tre parole che ormai tutti gli autori conoscono: MOSTRA, NON RACCONTARE. Colui che scrive deve mostrare al lettore ciò che racconta. Il lettore deve vivere la scena, deve vederla con i suoi occhi e appassionarsi, ma non potrà mai farlo se l'autore gli toglie il beneficio del dubbio e gli spiega ciò che accade anziché farglielo vedere con le azioni dei personaggi.
Come dicevo prima, gli aggettivi e le descrizioni abbondano. Ce ne sono talmente tante che, se decidessimo di eliminarle tutte rimarrebbero solo 200 pagine di romanzo, anziché 400 e passa. Rappresentano una buona fetta del testo e non sempre si sono rivelate efficaci come invece avrebbero dovuto.
"[...] La stanza non era molto grande. Arredata in modo semplice, lasciava un'intera parete alla grande finestra ad arco che si affacciava sul giardino del palazzetto nel quale trovava spazio il piccolo appartamento in cui viveva. Pochi mobili riempivano lo spazio rimanente. Il letto in ferro battuto nel centro della stanza. Sulla parete opposta alla grande finestra c'era l'armadio e un comò di antica fattura affollato da oggetti di ogni tipo e utilità. Il caos e il disordine governavano incontrastati i pochi metri quadri di questo suo piccolo, privatissimo mondo. La luce filtrava dalle imposte ancora serrate, illuminando fiocamente le tante foto appese alle pareti e la pila di diari disordinatamente accatastati su un piccolo tavolo ad angolo incastrato di fianco all'armadio. [...]"
E via dicendo con altre numerose righe di descrizioni. In questo pezzo di testo troviamo di tutto: aggettivi, ripetizioni, avverbi, ridondanze. Manca la punteggiatura, le virgole, il ritmo delle frasi.
Altro esempio: 
"[...] Il confronto con lo specchio cancellò definitivamente il ricordo del sogno fatto la notte precedente, e la donna forte e sicura di sé cedette il passo a lei, Emma, un metro e sessanta circa, poco più di 55 chili. Non proprio il ritratto della potenza e dell'imprudenza. Il fisico minuto e asciutto, l'ovale del viso pallido e liscio, incorniciato da una cascata di capelli scuri lunghi fino a sfiorarle le spalle, era troneggiato da due occhi grandi e curiosi. Lo sguardo reso insolente dalle lunghe ciglia scure diventava spesso complice del sorriso furbo. Le labbra erano carnose e costrette perennemente ad un broncio che conferiva loro un fare capriccioso che le avrebbe potuto permettere di conquistare il mondo se solo lei fosse stata consapevole della sua irresistibile sensualità. Emma aveva una bellezza semplice ma accattivante. [...]"
Onestamente io tutta sta bellezza non la vedo. Vedo mille aggettivi e troppe parole per descrivere una cosa semplice come il suo aspetto fisico, e nell'affanno della lettura perdo di vista la bellezza semplice della protagonista. Mi spiego meglio: vengono usate troppe parole per raccontare come è fatta Emma, il lettore si perde quasi subito (a causa anche della mancanza totale delle virgole) e la sua mente non riesce a immaginarsi nulla più che una classica ragazza mora coi capelli lunghi, o meglio, corti fino alle spalle e il viso pallido.
Anche qui manca la punteggiatura, ci sono gli inutili avverbi (definitivamente, perennemente) e un eccesso di aggettivi. Quel "un metro e sessanta circa, poco più di 55 chili" non si può leggere! Ci dice che Emma ha il fisico minuto e asciutto, ma anche io sono altra 1,63 e peso 56 chili e non sono né minuta né asciutta. E infine "se solo lei fosse stata consapevole della sua irresistibile sensualità. Emma aveva una bellezza semplice ma accattivante" è una chiara intromissione dell'autore nel testo, che spiega di nuovo ciò che ha appena descritto prima, cioè che Emma è bella.
Ora veniamo alle incongruenze. 
"[...] Istintiva e impulsiva per natura, aveva imparato, con il tempo, a domare questo aspetto del suo carattere favorendo ad una sempre maggiore razionalità di gestire la sua vita. Ciò le era possibile, però, solo se riusciva a prevedere in qualche maniera gli eventi o le conseguenze delle azioni sue o degli altri. Questo era il motivo per cui aveva bisogno di ordine e ordinarietà [...]"
E poco più avanti:
"[...] Improvvisamente il suo sguardo si fece assente, un ghigno furbo le si disegnava sul volto e la sua fantasia popolata da streghe, vampiri e donzelle indifese prendeva a lavorare [...]"
A prescindere dal fatto che ci viene spiegato il carattere di Emma e non mostrato, la prima evidente incongruenza la troviamo nella frase "aveva bisogno di ordine" quando, poche righe prima, mentre descriveva la stanza, abbiamo letto "Il caos e il disordine governavano incontrastati i pochi metri quadri di questo suo piccolo, privatissimo mondo".
La seconda la notiamo focalizzandoci sul carattere di Emma. Nel primo pezzo si legge che la ragazza tende a essere razionale, nel secondo Serena, amica della protagonista, ci dice che ogni tanto "un ghigno furbo le si disegnava sul volto e la sua fantasia popolata da streghe, vampiri e donzelle indifese prendeva a lavorare". Allora, intanto come fa Serena a sapere cosa pensa Emma? Il lettore non sa chi è Serena (è da poco entrata in scena) e cosa può fare, quindi resta basito nel leggere una frase simile. Poi, a mio avviso una persona razionale e che deve avere il controllo della realtà non crede nella fantasia e nelle creature fantastiche in quanto esulano da quella realtà che vuole controllare. Una persona razionale usa il raziocinio, ovvero cerca di dare alle cose una spiegazione logica, non si lascia trasportare dalle emozioni ed evita tutto ciò che non può controllare.
La stessa incongruenza la ritroviamo in questa frase:
"[...] Era decisamente strano per lei essere angosciata dall'idea dell'esistenza di questo mondo fantastico. Da adolescente era cresciuta leggendo racconti chimerici che parlavano di streghe e vampiri per poi, da adulta, soddisfare le sue curiosità facendo ricerche sui testi meno fantasiosi e maggiormente storiografici [...]"
Poco credibile, proprio per il fatto che l'autrice stessa ne ha dato all'inizio una descrizione precisa: razionale. A questo punto sarebbe più verosimile se Emma non credesse alle "favole". Acquisterebbe più attendibilità se, essendo appunto razionale e bisognosa di controllo sulla sua vita, scoprisse di essere fuori dal comune. Immaginiamo una persona maniaca del controllo che di colpo scopre di essere una creatura soprannaturale! Il personaggio che verrebbe fuori sarebbe interessante, poiché implica che ci sarà un cambiamento nel suo modo di essere e di pensare.
"[...] Spese gran parte del suo tempo in una libreria del quartiere vecchio. In realtà non era solo una libreria, quello era il posto che più amava di quella città. Si potevano sfogliare libri bevendo caffè comodamente arrotolati (!!) su vecchie poltrone [...]"
"[...] La proprietaria, la signora Sabine, era particolarmente felice in quei giorni [...]"
"[...] La ragazza incuriosita dall'origine di una così vasta e ricca collezione, aveva chiesto più volte e con insistenza alla proprietaria del negozio come se li fosse procurati, ma l'anziana bibliotecaria custodiva il segreto gelosamente [...]"
Viene detto che siamo in una libreria, poi chiama la proprietaria ("particolarmente felice in quei giorni" ma non sapremo mai perché) "bibliotecaria". In effetti dalla descrizione che l'autrice dà dell'ambiente pare proprio che siamo in una biblioteca, vista anche la presenza di poltrone su cui arrotolarsi per leggere e di numerosi e antichi tomi (quelli di cui Emma vorrebbe maggiori informazioni).
Ora vediamo un passaggio che, al contrario dei precedenti, è scarso di informazioni e di pathos.
"[...] In realtà le sembrava di iniziare a sentire forte ed energico l'odore di tutti i suoi compagni, non solo quello di Martha e questo la colse di sorpresa perché, seppure scettica e titubante, ebbe la sensazione che il suo olfatto fosse improvvisamente diventato più efficace [...]"
Il momento è importante, Emma comincia a provare stimoli nuovi e forti, come un olfatto più sensibile. Purtroppo questo è tutto ciò che ci viene detto per capire quel momento, in quanto subito dopo la scena è interrotta da un dialogo, che distoglie l'attenzione da questo importante avvenimento. Qui il tutto dovrebbe essere più ricco d'immagini, di profumi, di sensazioni, e invece niente. L'autrice riprenderà l'argomento dell'olfatto e dell'udito più acuti molte volte nel corso dei successivi capitoli, ma mai in maniera esauriente anzi, al contrario, ad un certo punto il lettore tenderà a pensare: e basta, lo hai già detto altre dieci volte!
Altro punto debole del testo è la gestione del POV, Punto di Vista. Quando esordii, anch'io non sapevo cosa fosse e di conseguenza come gestirlo. Scrivevo in automatico con un'orribile terza persona esterna, il classico scrittore onnisciente, che spiega e spiega e spiega e descrive all'infinito e salta da un personaggio all'altro in continuazione. È l'errore più comune dell'esordiente, specie di chi non ha mai letto alcun manuale di scrittura (io ero così, ora per fortuna sto rimediando). Seppure sia un metodo di gestione del POV ammesso, è piuttosto fastidioso e per questo sarebbe opportuno evitarlo perché crea tutti i presupposti per l'intromissione dell'autore nella storia.
"Emma" è scritto utilizzando la vista dello scrittore onnisciente. Il POV cambia spesso da una riga all'altra, spaziando sui vari personaggi e sui loro pensieri, generando, soprattutto nella prima parte del romanzo quando ancora non conosciamo tutti i protagonisti, un po' di confusione. Ecco un paio di esempi.
"[...] (Emma) Aveva la mente annebbiata, confusa e nelle orecchie un chiacchiericcio continuo e ininterrotto. Era come se tutto il mondo stesse parlando a lei e con lei quando, in verità, nessuno nel locale le stava rivolgendo parola. Cadde in un enorme sconforto, non si sentiva più padrona del suo mondo tanto ordinato e ordinario. (a capo) Martha le girava intorno con aria interrogativa, sembrava avesse quasi timore di avvicinarsi all'amica. In realtà ne monitorava i movimenti tenendosi a distanza [...]"
Subito dopo si cambia di nuovo POV e si torna a vedere la scena con gli occhi di Emma. Non riporto tutto in quanto è un pezzo abbastanza lungo. Leggete ad alta voce queste poche frasi, noterete che lo stacco è netto, deciso e ciò non è bene. Disorienta il lettore che, abituato a vedere tutto con gli occhi di Emma, si ritrova di colpo nella testa di Martha per poi tornare di nuovo con Emma. Tutti i manuali di scrittura più semplici consigliano, in casi come questi, di staccare nettamente i paragrafi in cui avvengono cambi di POV inserendo una riga vuota, così che il lettore abbia ben chiaro subito che c'è un cambiamento di personaggio. Ciò comunque non si può applicare nel caso del POV onnisciente, in quanto il testo sarebbe pieno di spazi vuoti, visti i continui cambi di punti di vista.
Aggiungo inoltre che in questo caso i pensieri di Martha possono essere omessi, così come molti altri cambi che l'autrice inserisce nel testo. Molti sono così inutili da poter essere eliminati, rendendo più scorrevole la lettura.
Ecco un altro esempio di cambio repentino di POV, che avviene poche righe dopo l'esempio precedente (N.B. la formattazione di blogger non mi permette di andare a capo nei campi citazione, così inserirò la dicitura a capo per indicare il cambio di paragrafo):
"[...] Emma continuava a gironzolare tra i tavoli elargendo sorrisi distratti come in una anonima serata di lavoro. Ad un tratto Martha la vide irrigidirsi, di nuovo, come quel pomeriggio nella caffetteria. (a capo) Emma alzò la testa, gli occhi erano attenti e le orecchie tese. Improvvisamente sembrò cadere in un sonno profondo, un sonno ad occhi aperti. (a capo) Martha cercò di scuoterla per destarla da quella insolita condizione ma a nulla valsero i suoi sforzi, la sua amica era immobile ed assorta in chissà quali inverosimili pensieri. (a capo) Emma, noncurante dell'agitazione di Martha [...]"
Ping, pong, ping, pong. Sembra una partita di tennistavolo (ping pong appunto). Ci sono cambi di POV continui, da una riga all'altra. Non sarebbe più carino far vedere che Emma sente che l'amica la scuote ma la ignora, senza però staccare la visione dalla sua figura? Per esempio così: 
"Emma continuava a gironzolare tra i tavoli elargendo sorrisi distratti come in una anonima serata di lavoro. D'un tratto alzò la testa, gli occhi erano attenti e le orecchie tese. Improvvisamente sembrò cadere in un sonno profondo, un sonno ad occhi aperti. Con la coda dell'occhio vide Martha avvicinarsi a lei, e sentì appena la sua voce chiamarla e le sue mani scuoterla. Non le prestò attenzione e continuò ad ascoltare la strana sensazione che l'aveva colta"
Tralasciando l'aspetto orribile della sintassi e dell'ortografia, ho usato meno righe per dire esattamente la stessa cosa di prima, tenendo però l'attenzione del lettore ferma su Emma. Ciò crea pathos, attesa, sensazioni, emozioni, la voglia di sapere cosa le sta accadendo. Se continuo a sbalzarlo da un personaggio all'altro interrompo il ritmo della narrazione e ottengo l'esatto contrario: il lettore si annoia.
Altro punto dolente: i dialoghi. Sono scarsi, quasi nulli nella prima metà del romanzo, sostituiti da dialoghi indiretti. Poi diventano più regolari nella seconda metà, ma a questo punto l'autrice inserisce i discorsi tra i personaggi assieme ai dialoghi indiretti. Ecco un esempio:
"[...] Una volta in cima alla scala Emma invitò gli altri a raggiungerla. (a capo) «Non rimanete lì impalati, andiamo, vediamo dentro com'è».[...]"
In pratica dice la stessa cosa in due modi diversi. Nella prima frase usa il dialogo indiretto, nella seconda quello diretto. In questo caso la soluzione migliore è sempre la seconda. Ecco un altro esempio:
"[...] Serena, già comodamente seduta in cucina, accolse i due amici con un sorriso raggiante e raccontò loro di aver sentito Emma sorridere nella notte. (a capo) «Era tranquilla e sorridente, forse abbiamo fatto la mossa giusta... portandola qui, intendo».[...]"
Idem come sopra, prima si dice poi si mostra. Perché i dialoghi diretti mostrano, quelli indiretti spiegano.
Veniamo, infine, ai personaggi. Emma, come sappiamo, è la protagonista principale. Attorno a lei ruotano cinque personaggi secondari: Serena, Martha, Dimitri, Gabriel e Danielle, che è l'antagonista.
Di Emma sappiamo, grazie al trucco dello specchio, che è pallida, mora, con i capelli fino alle spalle e magra. Sappiamo che è razionale ma ama fantasticare, e che è un ibrido: metà vampiro e metà strega. E soprattutto sappiamo che è "la bella brunetta".
Dei suoi amici sappiamo ancora meno: Serena è bionda e dolce, e la chiama sempre "mio amor"; Martha è "la rossa", grazie al colore dei suoi capelli. Sono entrambe streghe. Dimitri, che compare in sordina circa verso la metà del libro, è un "affascinante vampiro", così come Gabriel, a cui l’autrice non risparmia altri aggettivi in abbinamento alla parola vampiro. Danielle, il vampiro antagonista, è l'unica nel complesso che ha davvero carattere e spessore. Compare a due terzi del romanzo e spacca la scena a tutti gli altri messi insieme.
Anche in questo caso non ci siamo. È un peccato che si perdano tante pagine e tante parole per descrivere stanze, case, paesaggi e "librerie" e non si approfondisca l'introspezione dei personaggi. Per dare spessore non basta descrivere come sono fatti fisicamente, ma bisogna farli interagire, parlare, muovere. Dalle loro azioni, dalle loro parole, dai loro pensieri vengono fuori i loro caratteri.
Altra cosa fondamentale: a metà del libro il lettore deve avere chiaro nella mente chi è chi nella storia e qual è il ruolo di ognuno. Qui non accade, anzi, ho avuto l'impressione di cominciare a conoscere i co-protagonisti proprio nella seconda parte del testo, quando sono comparsi i dialoghi diretti e i personaggi hanno cominciato ad agire veramente. In questa parte il ritmo della narrazione è cambiato, è diventato più veloce, ricco di eventi e di rivelazioni. Molto più interessante della prima, che era quasi tutta descrizioni e spiegazioni.

Concludendo questa mia lunga recensione, posso dire che apprezzo moltissimo l’idea che sta alla base di tutto. È davvero molto, molto interessante, un punto di forza non da poco. L’autrice a questo punto dovrebbe però dedicare del tempo dapprima a studiare qualche buon manuale di scrittura, e in seguito a rivedere l'intero testo, magari facendosi aiutare da un editor esperto.
Sono certa che sistemando tutto quel che c'è da sistemare, ne verrà fuori un romanzo splendido.


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